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Un viaggio nella favola armena che punta all’oscar

Il cinema ha il potere di raccontare storie che attraversano il tempo e lo spazio, mettendo in luce temi di resistenza, amore e identità culturale. “Amerikatsy”, il film diretto e interpretato da Michael Goorjian, si colloca in questo contesto, offrendo una visione unica della vita armena durante uno dei periodi più bui della sua storia: il regime staliniano. Attualmente in sala grazie a Cineclub Internazionale Distribuzione e presente nella short list per il premio Oscar, “Amerikatsy” si distingue dai racconti tradizionali sul Genocidio armeno, proponendo una narrazione che abbraccia la cultura e l’identità di un popolo ricco di sfaccettature.

La visione del regista

Michael Goorjian, regista armeno-americano, sottolinea l’importanza di raccontare l’Armenia oltre il dramma del Genocidio. Come afferma, “Di solito i film sull’Armenia si concentrano su quell’evento cruciale, ma in realtà è limitante. La cultura armena è molto di più: è musica, cibo, passione, generosità, amore per la vita”. Con “Amerikatsy”, Goorjian desidera mostrare al mondo un’immagine di un’Armenia vibrante e resiliente, una terra che ha saputo affrontare le avversità con dignità e creatività.

La trama del film

La storia ruota attorno a Charlie, interpretato dallo stesso Goorjian, un rifugiato scappato dal genocidio che, nel 1948, decide di tornare in Armenia. Al suo rientro, però, Charlie deve confrontarsi con la dura realtà del comunismo sovietico. Ecco alcuni punti chiave della trama:

  1. Arresto ingiustificato: Charlie viene arrestato da un comandante russo, Dmitry, geloso della moglie Sona.
  2. Isolamento: Messo in isolamento, Charlie inizia a osservare una giovane coppia, Tigran e Ruzan, che vive di fronte alla sua cella.
  3. Evasione attraverso l’osservazione: Questo atto di osservazione diventa una forma di evasione per Charlie, che trova conforto nella loro routine quotidiana.

La figura di Charlie rappresenta ogni individuo che cerca un legame con le proprie origini, anche quando vive lontano dalla propria terra. Il suo soprannome in carcere, “Chaplin”, riflette il suo spirito indomito e la capacità di trovare comicità anche nei momenti più bui.

Un messaggio di speranza

L’aspetto visivo di “Amerikatsy” è altrettanto affascinante. La fotografia cattura la bellezza dei paesaggi armeni e la vita quotidiana della gente, creando un contrasto stridente con la durezza del regime. Goorjian, attraverso la sua narrazione visiva, trasmette un messaggio di speranza e unità, sottolineando che, nonostante le avversità, la cultura armena continua a prosperare.

In un mondo dove le storie di sofferenza sembrano predominare, “Amerikatsy” si distingue per la sua celebrazione della vita e della cultura armena. Elementi come musica, danza e tradizioni culinarie permeano il film, testimoniando la ricchezza di una cultura che, pur affrontando ingiustizie, è ancora viva e vibrante. Goorjian invita gli spettatori a scoprire l’Armenia attraverso un prisma di amore e resistenza.

“Amerikatsy” rappresenta un omaggio alla cultura armena e un appello universale alla dignità e alla speranza. Con la sua candidatura agli Oscar, il film ha l’opportunità di raggiungere un pubblico globale, portando con sé un messaggio di unità e celebrazione della vita, che risuona ben oltre i confini geografici dell’Armenia.

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