A quarantacinque anni dall’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana e fratello dell’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella, il caso rimane un enigma irrisolto, avvolto nel mistero e nelle ombre della storia italiana. Questo drammatico episodio viene riaperto da un docufilm intitolato “Magma. Mattarella, il delitto perfetto”, diretto da Giorgia Furlan, che si propone di indagare le dinamiche e le implicazioni politiche dietro a quello che è considerato uno dei crimini più gravi della storia repubblicana, secondo solo all’omicidio di Aldo Moro.
Piersanti Mattarella, un politico di grande spessore, era un fedele erede della visione riformista di Aldo Moro e, in Sicilia, cercava di promuovere un rinnovamento politico che abbracciasse anche il Partito Comunista Italiano (PCI). La sua morte, avvenuta il 6 gennaio 1980, ha segnato un punto di non ritorno nella lotta contro la mafia e ha avuto un forte impatto sulla politica italiana dell’epoca. Il docufilm, che sarà presentato in anteprima nazionale a Roma il 9 gennaio 2025 e a Bologna con una proiezione speciale, si propone di ricostruire non solo i fatti dell’agguato, ma anche il contesto politico e sociale in cui si è sviluppata la vita di Mattarella.
Il lavoro di Giorgia Furlan si avvale di un’analisi approfondita delle connessioni tra mafia, politica e poteri occulti, evidenziando come Mattarella fosse consapevole dei rischi che correva. Le sue aperture verso il PCI e le sue azioni contro il sistema di connivenza che permeava la Sicilia avevano creato non pochi nemici. La testimonianza della sua segretaria, Maria Trizzino, rivela un clima di tensione e di paura che circondava il presidente della Regione, già durante i colloqui con il ministro Virginio Rognoni. La vita e la morte di Mattarella diventano, quindi, simboli di una battaglia più ampia contro la corruzione e la criminalità organizzata.
Il docufilm non si limita a raccontare la cronaca di un delitto, ma si addentra in una riflessione sulle conseguenze politiche e morali di quell’omicidio. Attraverso interviste a figure chiave come:
“Magma” cerca di svelare le complessità di un caso che ha segnato profondamente la storia italiana. I contributi di questi testimoni arricchiscono la narrazione, offrendo diverse prospettive su un evento che ha avuto ripercussioni durature sulla lotta alla mafia e sulla politica siciliana.
Un aspetto chiave del documentario è la rivisitazione della figura di Piersanti Mattarella attraverso immagini storiche e fotografie drammatiche, come quelle scattate da Letizia Battaglia, che immortalò la scena del crimine. Queste immagini non solo documentano il momento del tragico evento, ma evocano anche un’epoca in cui la mafia esercitava un controllo quasi totale sulla vita politica e sociale della Sicilia. La capacità di Battaglia di catturare l’umanità e il dolore in quelle fotografie offre uno spunto di riflessione sulla fragilità della vita e sulla determinazione di chi ha cercato di opporsi al potere mafioso.
La ricostruzione del delitto di Mattarella è caratterizzata da un’analisi meticolosa delle indagini che hanno seguito l’omicidio. Sebbene le responsabilità siano state attribuite ai boss della cupola mafiosa, restano aperte domande su eventuali collusioni con ambienti politici e su altre possibili motivazioni dietro l’agguato. L’ipotesi che Giusva Fioravanti, noto terrorista nero, possa aver avuto un ruolo nell’omicidio è stata scartata, ma il mistero rimane fitto: chi realmente ha voluto la morte di Mattarella e per quali motivi?
Il docufilm di Giorgia Furlan si presenta quindi come un importante contributo alla memoria storica del nostro Paese, richiamando l’attenzione su un caso che, sebbene lontano nel tempo, continua a sollevare interrogativi e a stimolare la riflessione. “Magma” non è solo un racconto di un delitto, ma un invito a non dimenticare le lezioni del passato, a mantenere viva la memoria di chi ha lottato per la giustizia e a continuare la battaglia contro l’ingiustizia e la corruzione.
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