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Un viaggio letterario tra abruzzo e corea: le storie di lia iovenitti e han kang

Lia Iovenitti è una traduttrice d’eccezione che ha saputo attraversare culture e lingue, portando la letteratura coreana in Italia. Originaria di Tempera, una frazione della città dell’Aquila, Lia ha sempre avuto una spiccata curiosità per l’Oriente, che è cresciuta nel tempo fino a diventare una vera e propria passione. La sua carriera si intreccia in modo indissolubile con quella della scrittrice sudcoreana Han Kang, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 2016, di cui ha tradotto due opere: “L’Ora di Greco” (Adelphi, 2023) e “Non dico addio” (Adelphi, 2024).

Un viaggio che inizia con la passione

La storia di Lia inizia con un interesse giovanile per i manga e i cartoni animati giapponesi, che la portò a studiare lingue orientali, specializzandosi in giapponese e coreano. Nel 1995, quando si trasferì in Corea del Sud, gli italiani in quel Paese erano appena 230. Lia ricorda con affetto come la sua vita sia cambiata grazie a quella borsa di studio che le ha aperto le porte a un mondo nuovo. Il suo arrivo in Corea non è stato solo una scelta professionale ma anche personale: il suo fidanzato, oggi marito e padre dei suoi due figli, è coreano.

“Quando sono arrivata in Corea, ho sentito che era la mia strada. I coreani, in un certo senso, hanno un lato abruzzese: all’inizio può sembrare che ci sia un muro, ma una volta che ti accolgono, diventi uno di loro”, spiega Lia. Questo senso di appartenenza e comunità, insieme alla generosità del popolo coreano, ha reso la transizione più facile. Tuttavia, Lia non nasconde la nostalgia per la convivialità italiana, un aspetto che spesso sembra mancare nella cultura coreana. “In Corea, raramente ci si chiama per nome”, dice, sottolineando un aspetto della gerarchia sociale che distingue i due Paesi.

Un percorso professionale ricco e variegato

Il percorso professionale di Lia è stato ricco e variegato. Dopo aver conseguito la laurea in lingue e letterature orientali, ha iniziato a lavorare come interprete per l’ambasciata italiana a Seul. Ma a 40 anni, ha preso una decisione audace: abbandonare un lavoro sicuro per intraprendere la carriera di agente di commercio nel settore import-export. Questa scelta le ha dato la libertà di esplorare nuove opportunità e, dopo diversi rifiuti dalle case editrici, Lia ha finalmente coronato il suo sogno di diventare traduttrice. Negli ultimi sei anni ha tradotto dodici libri, un traguardo notevole che le ha valso anche il riconoscimento come “migliore traduttrice” nel 2023 dal Governo coreano.

Il suo lavoro di traduzione non è solo un mestiere, ma una vera e propria vocazione. “Quando mi siedo a tradurre, è come meditare. Tutto scompare e vivo quel momento in cui le due culture si incontrano. Sento che è la cosa per la quale sono nata”, racconta con passione. Questo amore per la traduzione le ha permesso di avvicinare il pubblico italiano alla profondità e alla complessità della letteratura coreana, in particolare quella di Han Kang, autrice di opere che esplorano temi delicati e universali come l’identità, la memoria e il dolore.

Un equilibrio tra vita personale e professionale

Oltre alla sua carriera, Lia è anche una madre devota. Ha una figlia di 26 anni, attualmente dottoranda in letteratura a Oxford, e un figlio di 18 anni che studia Informatica ad Eindhoven. La sua famiglia è stata una fonte di sostegno cruciale nel suo percorso. “Devo tutto alla mia famiglia per la libertà che mi hanno dato e per la fiducia che hanno avuto in me. Sapere di avere sempre un posto dove tornare è una sicurezza importante”, condivide Lia, riconoscendo quanto siano stati fondamentali i suoi genitori e i suoi fratelli nel formare la sua identità e le sue scelte.

Iole, madre di Lia, è un’insegnante in pensione originaria di Pianola, mentre Augusto, il padre, è un imprenditore in pensione di Tempera. Lia ha appreso da suo padre un’importante lezione di vita: la mentalità di lasciare la sicurezza per abbracciare la libertà. “Questo per me ha contato molto”, afferma, e questa filosofia l’ha guidata nel suo percorso di vita, spingendola a esplorare nuove culture e a seguire i propri sogni.

Attraverso il suo lavoro, Lia Iovenitti non solo ha costruito un ponte tra l’Abruzzo e la Corea del Sud, ma ha anche contribuito a un dialogo culturale profondo, rendendo la letteratura coreana accessibile e apprezzabile in Italia. La sua storia è un esempio di come la passione, la determinazione e il sostegno familiare possano guidare una persona verso il successo, trasformando sogni in realtà.

Stefania Palenca

Da sempre nutro una forte curiosità per le vicende passate e le tracce che hanno lasciato nel nostro presente. Ho scoperto presto che nulla racconta una storia meglio dei muri di un'antica cattedrale o delle pennellate su una tela impolverata. Mi sono laureata in Storia presso l'Università di Catania, un percorso accademico che mi ha permesso di immergermi nei racconti e nei segreti di questa meravigliosa isola. Durante gli studi, ho perfezionato le mie competenze con un master in Conservazione dei Beni Culturali, comprendendo ancor di più l'importanza di preservare queste ricchezze per le generazioni future. Attraverso i miei articoli, esploro non solo i grandi siti turistici, ma anche i piccoli gioielli meno conosciuti che celano storie straordinarie e avvincenti. Porto i lettori in un viaggio attraverso l'arte e l'architettura, dall'epoca greca a quella normanna, passando per i fasti del Barocco siciliano. Quando non sono impegnata nella ricerca o nella scrittura, mi piace camminare per le vie dei centri storici, partecipare a conferenze e visitare musei e gallerie d'arte. Credo fermamente che ogni pietra, ogni dipinto e ogni edificio abbia una storia da raccontare, ed è mio compito dare voce a queste storie. Vi invito a seguirmi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, scoprendo insieme le meraviglie artistiche e architettoniche che hanno modellato la nostra identità culturale

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