Padre Giuliano Stenico ha recentemente pubblicato il suo libro “Una ragionevole follia. La mia vita con il Ceis”, un’opera che va oltre la semplice autobiografia. Questo libro rappresenta una narrazione intensa delle sue esperienze dedicate al servizio degli altri, evidenziando la sua vita semplice ma prodigiosa. La presentazione del libro è stata curata dal noto attore e regista Roberto Benigni, il quale ha sottolineato l’importanza di questa testimonianza. Il volume è ora disponibile nelle librerie e nelle edicole di Modena, oltre che sul sito dell’editore Artestampa.
Il Ceis e la sua missione
Il Ceis, acronimo di Centro Italiano di Solidarietà, è una fondazione che padre Stenico ha contribuito a fondare nel 1982 a Modena. Da quel momento, il Ceis è diventato un punto di riferimento per i servizi socio-educativi e sociosanitari, affrontando in particolare le problematiche legate alle dipendenze, ai minori e all’assistenza. La missione dell’organizzazione è chiara: progettare, sviluppare e gestire servizi che rispondano ai bisogni delle persone più vulnerabili nella nostra società.
La prefazione e il significato del Ceis
Nella prefazione del libro, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, esprime il suo apprezzamento per il lavoro svolto dal Ceis, definendolo “l’albergo del buon samaritano”. Questa metafora suggerisce che il Ceis non è solo un luogo di accoglienza, ma un vero e proprio rifugio per coloro che cercano speranza e supporto nei momenti più difficili. La capacità di padre Stenico di unire ascolto e dialogo, fermezza e sensibilità, crea un ambiente in cui le persone si sentono accolte e parte di una comunità.
Un modello di intervento sociale
Il libro di padre Stenico non si limita a raccontare la storia del Ceis, ma esplora anche la sua formazione religiosa e l’influenza del Concilio Vaticano II. La spiritualità viene vista come un impegno attivo, dove la fede si traduce in azioni concrete per rispondere ai bisogni degli ultimi. Il Ceis è diventato un modello di intervento sociale, anticipando i tempi e promuovendo una cultura inclusiva e solidale. Questo ha contribuito a cambiare la percezione e il trattamento delle dipendenze nella società italiana.
Storie di solidarietà e collaborazione
Tra le storie più toccanti narrate nel libro c’è quella della collaborazione con Roberto Benigni, che ha permesso di distribuire il fiocchetto rosso, simbolo dell’HIV, durante i suoi spettacoli. Questa iniziativa ha avuto un grande impatto, raccogliendo fondi per la ristrutturazione di Casa San Lazzaro, un altro progetto significativo del Ceis. Questo gesto di solidarietà dimostra come la comunità, unita da un obiettivo comune, possa affrontare con successo le sfide sociali.
Il libro è arricchito dalle testimonianze di diverse personalità che hanno collaborato con il Ceis, tra cui Erio Castellucci, arcivescovo abate della Diocesi di Modena-Nonantola. Castellucci sottolinea l’importanza della fraternità, affermando che “la fraternità è il cuore che si mette per rendere concreta la libertà e l’uguaglianza”. Il Ceis riesce a mettere in pratica questo concetto, attivando reti di supporto tra famiglie, operatori e comunità.
La narrazione di padre Stenico non è solo un racconto personale, ma una riflessione su come la società può e deve rispondere alle sfide contemporanee. Le sue esperienze ci invitano a riconsiderare il nostro ruolo nei confronti dei più fragili e a impegnarci per costruire una società più equilibrata e solidale.
La pubblicazione di “Una ragionevole follia. La mia vita con il Ceis” rappresenta quindi un’importante testimonianza personale e un invito a riflettere sul significato del servizio e della solidarietà. In un momento storico in cui la divisione e l’indifferenza sembrano prevalere, il messaggio di padre Stenico è chiaro: ci sono sempre opportunità per fare del bene e restituire dignità a chi è in difficoltà. Il Ceis è una prova tangibile che un altro mondo è possibile, un mondo dove l’amore e la compassione possono guidare le nostre azioni quotidiane.