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Un tributo a walter pedullà, il maestro della critica letteraria

Il panorama culturale italiano piange la scomparsa di Walter Pedullà, un’intellettuale di spicco che ha dedicato la sua vita alla letteratura e alla critica letteraria. Si è spento nella sua casa a Roma all’età di 94 anni, dopo una lunga malattia, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo accademico e giornalistico. La Rai, con cui ha collaborato dal 1977 al 1992, ha espresso il proprio cordoglio per la perdita di un uomo che ha ricoperto ruoli significativi all’interno del Servizio Pubblico, incluso quello di presidente dal 1992 al 1993.

Walter Pedullà nacque il 10 ottobre 1930 a Siderno, un comune della Calabria, da una famiglia che ha sempre creduto nel valore dell’istruzione. Fin dai suoi primi anni, Pedullà mostrò una passione per la letteratura e la politica, due ambiti che avrebbero segnato profondamente la sua vita e la sua carriera. Si laureò in Lettere all’Università di Messina e, dopo la laurea, iniziò a insegnare Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, dove rimase fino al 2005. Nei primi otto anni della sua carriera accademica, fu assistente del grande Giacomo Debenedetti, una figura che influenzò profondamente il suo percorso intellettuale.

L’ultimo libro e il suo significato

Una delle opere più significative di Pedullà è il suo ultimo libro, “Il pallone di stoffa. Memorie di un nonagenario”, pubblicato nel 2020 da Rizzoli. In questo volume, che gli è valso il Premio Flaiano speciale di narrativa alla carriera e il premio Carlo Levi, Pedullà racconta la sua vita come una “partita” giocata con passione e determinazione. La sua esistenza è stata costellata di eventi straordinari, compreso un episodio quasi incredibile in cui si racconta di essere morto e risorto, un tema che sottolinea la sua visione ironica e a volte surreale della vita.

Stile di vita e passioni

Pedullà, noto per il suo stile di vita frugale e le sue abitudini eccentriche, dichiarava di consumare otto bottigliette di Coca Cola al giorno e altrettante mele. Questo regime alimentare, unito a una dedizione costante alla lettura, ha scandito le sue giornate e notti, permettendogli di immergersi completamente nel mondo della letteratura. “Ho passato metà della vita a leggere”, scriveva, e la sua ironia, che spesso attingeva da autori a lui cari come Aldo Palazzeschi, ha reso la sua visione della vita unica e memorabile.

Il libro offre un affresco vibrante della sua giovinezza, caratterizzata da una forte passione politica. Cresciuto in un contesto rurale e familiare, Pedullà si trovò a confrontarsi con le sue aspirazioni e le difficoltà quotidiane. La sua determinazione lo portò a diventare un allievo di Debenedetti e, successivamente, a frequentare e instaurare amicizie con alcuni dei più importanti intellettuali italiani del Novecento, tra cui:

  1. Leonardo Sciascia
  2. Giovanni Raboni
  3. Pier Paolo Pasolini
  4. Cesare Garboli

Un critico temuto e rispettato

La sua carriera professionale si intrecciò con la sua passione politica. Iniziò a scrivere per “L’Avanti”, dove si affermò come critico letterario. La sua visione critica non risparmiava nemmeno i grandi nomi della politica italiana; lo stesso Berlusconi venne descritto come un “barzellettiere furbetto e mentitore”. La sua penna affilata lo portò a esprimere opinioni audaci e provocatorie su figure come Veltroni e Craxi, dimostrando una lucidità e un coraggio intellettuale che lo hanno reso una voce rispettata e temuta nel panorama culturale italiano.

Pedullà non si limitò a essere un critico letterario, ma si immerse anche nel mondo della televisione e del teatro. La sua esperienza come presidente della Rai e del Teatro di Roma lo rese un protagonista del dibattito culturale italiano, dove cercò sempre di mantenere viva l’attenzione sulla qualità e sull’importanza della cultura. La sua carriera fu segnata da momenti di amicizia e tensioni con colleghi e politici, ma il suo amore per la letteratura e il suo impegno per la cultura rimasero sempre al centro della sua vita.

La sua eredità è quella di un intellettuale che ha vissuto la letteratura come un’esperienza di vita, un viaggio ricco di incontri, scoperte e riflessioni. Con il suo stile inconfondibile e la sua passione per la scrittura, Walter Pedullà rimarrà per sempre una figura di riferimento nel panorama culturale italiano.

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