Recentemente, un ritrovamento straordinario ha suscitato l’interesse di archeologi e appassionati: uno specchio etrusco databile al IV-III secolo a.C. Questo prezioso oggetto è decorato con una scena che rappresenta la giovane Cassandra, figlia di Priamo, mentre mima in preda al delirio le sue imminenti nozze con Agamennone, re di Micene. Questa immagine inquietante preannuncia la sua futura cattura e violenza, offrendo un esempio della raffinata arte etrusca e della sua connessione con il teatro greco, un elemento molto apprezzato dalle élite dell’epoca.
Lo specchio proviene dalla necropoli di Vulci, un sito archeologico di grande rilevanza per la civiltà etrusca, noto per la sua ricchezza di reperti. Questo oggetto era già stato pubblicato nel 1897 all’interno della raccolta “Etruskische Spiegel”, parte della celebre collezione d’arte antica dei Torlonia, una delle più importanti e complete collezioni di arte antica al mondo.
Il sequestro e la custodia del reperto
Nel settembre 2022, la Guardia di Finanza ha sequestrato oltre settemila oggetti da un ricettatore di Ostia, tra cui lo specchio etrusco. Questi reperti sono stati affidati in custodia provvisoria al museo archeologico di Colleferro. L’etruscologo Valentino Nizzo, professore all’Università Orientale di Napoli e già direttore del museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, ha annunciato il ritrovamento in un incontro pubblico a Colleferro, dove discuterà dell’importanza di questa scoperta con la giornalista Annalisa Venditti, che ha per prima reso pubblica la storia.
L’importanza della scena incisa
Questo è il secondo specchio etrusco ritrovato in pochi mesi, sempre proveniente dalla stessa collezione. Nizzo ha sottolineato l’importanza della scena incisa, che non solo evidenzia la maestria artistica etrusca, ma anche il forte legame con le tradizioni teatrali del periodo. La rappresentazione di Cassandra, una figura tragica della mitologia greca, è emblematicamente legata ai temi del destino e della sofferenza, molto cari agli artisti dell’epoca.
La storia della collezione Torlonia
La collezione dei Torlonia, un tempo situata nel Museo Torlonia alla Lungara, ha una storia affascinante. Questa famiglia aristocratica ha accumulato nel corso dei secoli un patrimonio di inestimabile valore, comprendente non solo sculture greche e romane, ma anche reperti archeologici etruschi. Tra i tesori ritrovati vi sono famosi affreschi, come quelli della Tomba François, e oggetti provenienti da scavi nelle tenute della famiglia, che si estendono da Roma a Vulci.
Il museo alla Lungara, chiuso al pubblico negli anni ’40 del Novecento per proteggere le collezioni da bombardamenti e saccheggi, non ha mai riaperto. Negli anni ’60, la struttura è stata trasformata in appartamenti, e gran parte del patrimonio è stato disperso o sottratto. Questo ha suscitato preoccupazioni tra storici e archeologi, tra cui il noto urbanista Antonio Cederna e l’associazione Italia Nostra, che hanno denunciato la speculazione edilizia che ha portato alla distruzione di un’importante parte del patrimonio culturale.
Oggi, il ritrovamento di oggetti della collezione Torlonia tra i reperti sequestrati a Ostia apre nuovi interrogativi sullo stato degli altri oggetti perduti e sul futuro della collezione stessa. Secondo Nizzo, la collezione etrusca dei Torlonia è vincolata dal primo Novecento, il che implica che ogni trasferimento dovrebbe essere comunicato alle autorità competenti per la verifica e la tutela del patrimonio.
Il ritrovamento dello specchio etrusco non è solo un evento di rilevanza archeologica, ma rappresenta anche un’opportunità per riflettere sul valore della cultura etrusca e sulla necessità di proteggere il nostro patrimonio storico. Questa scoperta evidenzia come, nonostante le difficoltà del passato, ci siano ancora tesori da salvaguardare e valorizzare, affinché possano continuare a raccontare la storia di una civiltà affascinante e complessa, come quella etrusca, che ha influenzato profondamente la cultura romana e, di conseguenza, la storia dell’Europa.