La tragica storia di Maria Ruggia, una donna di 76 anni originaria di Menfi, ha sollevato un acceso dibattito sulla qualità delle cure nel sistema sanitario italiano. Ricoverata all’ospedale Ingrassia di Palermo, Maria è deceduta dopo essere stata tenuta su una barella del pronto soccorso per otto giorni, una situazione che ha spinto la figlia, Romina Gelardi, a presentare una denuncia per malasanità. Questo caso evidenzia non solo le criticità del sistema sanitario, ma anche la necessità di garantire un’assistenza adeguata ai pazienti vulnerabili.
la vicenda di maria ruggia
Il 10 dicembre, Maria Ruggia è stata ricoverata in pronto soccorso con sintomi di inappetenza e nausea persistente. La figlia ha fatto presente che la madre soffriva di diverse patologie, tra cui cardiopatia ischemica, carcinoma mammario e diabete mellito di tipo II. Nonostante il quadro clinico complesso, Romina denuncia che durante il ricovero non sono state somministrate terapie antibiotiche preventive.
Romina racconta: “Non ci è stato consentito di assistere nostra madre. Ogni giorno telefonavamo e ci dicevano che attendevano che si liberasse un posto in reparto”. Solo il 19 dicembre, dopo otto giorni di attesa, Maria è stata trasferita a Medicina generale, ma le sue condizioni erano già gravemente compromesse. Il giorno successivo, la drammatica notizia del decesso ha colpito la famiglia.
le responsabilità e le indagini
Romina ha espresso preoccupazione per il rischio di infezioni ospedaliere, un pericolo elevato per i pazienti con condizioni di salute precarie. Secondo le sue dichiarazioni, i medici non avrebbero prestato attenzione ai segni di sepsi, come l’assenza di stimolo ad urinare, che indicavano un deterioramento della salute della paziente.
La direzione aziendale dell’Asp di Palermo ha avviato un’indagine interna per chiarire le responsabilità nella gestione del ricovero di Maria. In una nota ufficiale, l’Azienda sanitaria provinciale ha comunicato che verranno verificati i protocolli e le procedure seguite durante il ricovero, in un periodo in cui il pronto soccorso ha registrato un afflusso straordinario di pazienti.
un caso che riaccende il dibattito sulla sanità pubblica
La denuncia di Romina Gelardi non è solo un grido di dolore personale, ma anche un appello per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni delle strutture sanitarie in Italia. La situazione di Maria Ruggia non è un caso isolato; in Italia, le denunce di malasanità e di abbandono dei pazienti sono purtroppo frequenti. La carenza di personale e un sistema sanitario sovraccarico possono portare a situazioni inaccettabili.
La Procura di Palermo ha già avviato le indagini e la polizia ha sequestrato le cartelle cliniche della paziente per analizzare le circostanze del suo decesso. L’autopsia, che sarà effettuata presso l’istituto di medicina legale del Policlinico, rappresenta un passaggio cruciale per accertare le cause della morte e valutare eventuali responsabilità da parte del personale sanitario.
In conclusione, l’auspicio è che questo tragico evento possa servire da monito per migliorare le condizioni di assistenza all’interno delle strutture ospedaliere. È fondamentale garantire che ogni paziente, indipendentemente dal proprio stato di salute, riceva le cure necessarie e il rispetto che merita. Nel frattempo, la famiglia di Maria Ruggia continua a chiedere giustizia e verità su quanto accaduto, sperando che la loro storia possa contribuire a un cambiamento significativo nel sistema sanitario.