Il 19 luglio 2023 rappresenta un momento di profonda riflessione per la città di Palermo, segnando 39 anni dall’incidente che ha strappato via due giovani vite: Biagio Siciliano e Giuditta Milella. Questi ragazzi, di 14 e 17 anni, sono stati tragicamente uccisi da un’auto dei carabinieri in servizio di scorta ai magistrati Paolo Borsellino e Leonardo Guarnotta. Questo evento non ha colpito solo le famiglie delle vittime, ma ha segnato l’intera comunità palermitana, evidenziando l’atmosfera di terrore e violenza che caratterizzava quegli anni.
un luogo di memoria
Il luogo del tragico incidente, in via Libertà all’incrocio con piazza Croci, è divenuto un simbolo di memoria e riflessione. In occasione dell’anniversario, è stata deposta una corona di fiori in onore dei due studenti e affissa un’immagine commemorativa. L’iniziativa, organizzata dalla commissione cultura dell’Ottava circoscrizione del Comune di Palermo, ha visto la partecipazione di diverse figure pubbliche, tra cui il presidente dell’ottava circoscrizione, Marcello Longo, e il giudice Leonardo Guarnotta.
la voce dei familiari
La cerimonia ha riunito amici e familiari delle vittime. Vincenzo Siciliano, il fratello di Biagio, ha condiviso il profondo impatto che la perdita ha avuto sulla sua famiglia e sulla comunità. “La mia famiglia fu distrutta dopo quel giorno terribile,” ha detto Vincenzo. “In quel periodo esisteva la lotta fra il bene e il male. La città di Palermo sembrava disturbata dalle sirene e dai morti che, secondo noi, erano lontanissimi dalla nostra realtà quotidiana. Invece non era così. La morte di mio fratello, in quel tragico incidente, fece capire alla città intera che nessuno era esente dal pericolo.” Le sue parole risuonano con la forza di un ricordo che rimane vivo e significativo.
una testimonianza di resilienza
Il giudice Guarnotta ha ricordato quel giorno con una lucidità che solo chi ha vissuto momenti difficili può esprimere. “Il giorno prima, eravamo a un’udienza al Nord Italia e abbiamo fatto tardi. Abbiamo insistito per partire, perché dovevamo tornare al più presto a Palermo. Se fossimo tornati poco dopo, forse tutto questo non sarebbe successo.” Le sue parole rappresentano un doloroso “se” che si intreccia con la realtà di una Palermo, allora, terrorizzata dalla mafia e dalla violenza.
Mari Albanese, presidente della commissione cultura dell’ottava circoscrizione, ha aggiunto un ulteriore tassello alla memoria di quel tragico evento. “Mi raccontarono che Borsellino, poco dopo l’impatto, uscì dalla macchina. Tutti pensavano che fosse stato un attentato, ma lui capì subito che non si trattava di un attentato e disse ad alta voce ‘non è un attentato, è una catastrofe.’” Queste parole, pronunciate in un momento di grande confusione e dolore, testimoniano la lucidità del magistrato e il profondo impatto che quell’incidente ha avuto sulla sua vita e sull’intera comunità.
Il ricordo di Biagio e Giuditta non è solo un tributo alle loro vite spezzate, ma anche un monito per le generazioni future. La memoria di questi giovani deve servire come insegnamento, affinché simili tragedie non si ripetano. Nel corso degli anni, Palermo ha fatto molti passi avanti nella lotta contro la mafia, ma la strada da percorrere è ancora lunga. La loro storia, così come quella di tanti altri, è una testimonianza della resilienza di una città che continua a lottare per un futuro migliore.
Ogni anno, in occasione di questo anniversario, il ricordo di Biagio e Giuditta riporta alla luce le ferite di un passato doloroso e invita tutti a riflettere su come la violenza e l’ingiustizia possano colpire chiunque, anche i più innocenti. La loro memoria vive nel cuore della città di Palermo, testimoniando la necessità di un impegno collettivo per un presente e un futuro libero dalla violenza.