La lingua italiana è un organismo vivente, in continua evoluzione, e raramente questo fenomeno si manifesta in modo più evidente che nel linguaggio politico. Un esempio emblematico di questa dinamica è l’emergere del termine “supercazzola”, un’invenzione lessicale che ha trovato una nuova vita nel contesto delle aule parlamentari italiane. Originariamente coniato nel film cult di Mario Monicelli “Amici miei” del 1975, il termine si riferisce a una “frase priva di senso pronunciata con convinzione al fine di confondere l’interlocutore”. Oggi, questa espressione ha guadagnato una legittimità insospettabile, tanto da essere riconosciuta dal Vocabolario Treccani della Lingua italiana.
Il riconoscimento da parte di Treccani è un evento significativo, che sottolinea come il linguaggio politico si nutra di riferimenti culturali e popolari, spesso attingendo a opere cinematografiche o letterarie. Michele A. Cortelazzo, linguista e accademico ordinario della Crusca, ha curato una voce dedicata alla “supercazzola” nella rubrica “Le parole della neopolitica” su Treccani.it. Cortelazzo si interroga su come gli storici del futuro interpreteranno le affermazioni di politici contemporanei che utilizzano questo termine. Ad esempio, nel suo intervento durante il Question Time del 10 ottobre 2024, il senatore Matteo Renzi ha citato la “supercazzola” per criticare la risposta del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, definendola una risposta “prematurata con scappellamento a destra come fosse antani”.
Questa citazione non è un caso isolato. Renzi stesso è stato soggetto a critiche che hanno utilizzato il termine “supercazzola”. Ecco alcuni esempi significativi:
Il termine sembra quindi aver trovato una sua collocazione nel dibattito politico, anche se non senza controversie. La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha rimproverato Salvini per l’uso di “supercazzola”, suggerendo che ci fossero sinonimi più appropriati per l’ambiente parlamentare. Tuttavia, la popolarità del termine è innegabile e dimostra come il linguaggio politico possa essere influenzato dalla cultura popolare.
Anche figure politiche di sinistra non si sono tirate indietro dall’utilizzare la “supercazzola” come strumento di critica. Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista, ha usato il termine per descrivere una posizione di Renzi sui profughi, definendola un’altra “supercazzola con scappellamento a destra”. Questo scambio di battute politiche evidenzia come la “supercazzola” sia diventata una sorta di parola chiave nel lessico politico, capace di esprimere disprezzo o incredulità nei confronti delle argomentazioni altrui.
Il fatto che un termine popolare estratto da un film sia entrato a far parte del linguaggio politico ufficiale è un fenomeno che merita riflessione. La cultura popolare, attraverso il cinema e altre forme di intrattenimento, ha il potere di influenzare il linguaggio quotidiano, e la politica non è immune da questo processo. La “supercazzola” rappresenta un esempio di come frasi e concetti, una volta relegati al contesto di un’opera di finzione, possano venire assimilati e reinterpretati all’interno di discussioni di rilevanza pubblica.
Inoltre, Cortelazzo suggerisce che, grazie ai vocabolari, l’allusione al film di Monicelli e alla sua iconica “supercazzola” sarà evidente anche per le generazioni future. Ciò porta a considerare l’importanza di un linguaggio che, sebbene possa apparire frivolo o superficiale, racchiude in sé una critica profonda e un’analisi politica. La supercazzola diventa così non solo una battuta, ma uno strumento di analisi, un modo per mettere in discussione la sostanza delle argomentazioni politiche e il modo in cui queste vengono comunicate.
L’inclusione della “supercazzola” nel vocabolario della politica italiana è un segno dei tempi, un riflesso di una comunicazione che si fa sempre più complessa e stratificata. L’uso di espressioni colorite e colloquiali, come nel caso della supercazzola, può talvolta rivelare una frustrazione nei confronti di un linguaggio politico che appare distante dalla realtà quotidiana dei cittadini. E mentre i politici continuano a utilizzare questo termine, ci si può chiedere: qual è il significato di tutto ciò? La risposta potrebbe trovarsi nella continua ricerca di autenticità in un mondo politico che, a volte, può sembrare invischiato in una rete di parole vuote e frasi fatte.
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