Stefano Tacconi ha lasciato alle spalle il periodo più complicato della sua vita legato a una brutta malattia. La paura che ritorni ha generato ore d’ansia.
L’ex portiere è stato colpito nell’aprile del 2022 da un’emorragia cerebrale che l’ha fatto rimanere per un lungo periodo appeso a un filo. Non ha mai mancato però di dimostrare grande forza.
Intense sono le parole dell’uomo ai microfoni di Nuovo dove ha specificato anche l’importanza della fede in questo periodo, soprattutto incarnata nel personaggio di Padre Pio: “Ho seguito la sua luce. All’inizio io e la mia famiglia brancolavamo nel buio e non sapevamo davvero. Lui ci ha spianato la strada e ci ha alleggerito di tutto quel peso”.
Sulla preghiera ha specificato: “Per me è stata un’ancora di salvezza, un’arma molto potente. Proprio come il grande affetto che ci hanno trasmesso le persone a San Giovanni Rotondo. La mia famiglia si è trasferita lì cinque mesi per starmi vicino, visto che ero in cura nella Casa sollievo della sofferenza. Hanno preso un’abitazione vicino all’ospedale”.
La vicinanza è arrivata anche dalle persone che nella loro vita hanno scelto la fede: “Frati, suore e gruppi di preghiera mi hanno fatto sentire grande vicinanza, mi venivano a trovare ogni giorno in una camera che sembrava un mausoleo visto che mi portavano sempre immagini di Padre Pio”. Ma cosa è successo ora per causare ore d’ansia?
Si è parlato anche di ore d’ansia per Stefano Tacconi e quella grande paura di un ritorno del male oscuro che gli ha cambiato per sempre la vita.
L’ex calciatore della Juventus ha specificato: “Paura di ricadere nel baratro della malattia? Sì, è stata una cosa talmente grande che ho paura possa tornare. La mia vita è cambiata, devo stare attento a tutto, a iniziare dalla dieta. Ho perso trenta chili e anche subito due interventi al cervello”.
Proprio la fede diventa fondamentale nella gestione dell’ansia: “Mi sento protetto da Padre Pio. Ne ho passate tante durante quest’anno e mezzo in ospedale e tutta la mia famiglia oggi sta pregando per il mio stato di salute”.
Una vita dove è entrata prepotente la fisioterapia, anche se Stefano non ha mai mollato: “La faccio tre volte a settimana e dovrò continuare tutta la vita. Ma poi torno a casa e questo mi dà grande forza. Fin dall’inizio ho lavorato molto duramente, sia fisicamente che mentalmente. Ogni tanto brontolo e faccio ridere il fisioterapista perché gli dico che devo fare più fatica oggi di quando giocavo a calcio”.
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