La criminalità predatoria continua a rappresentare una problematica significativa in Italia, e i dati pubblicati dalla FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) di Palermo offrono uno spaccato inquietante della situazione attuale. Secondo il rapporto intersettoriale sulla criminalità predatoria del 2024, basato su dati del 2023 forniti dall’Ossif, il centro di ricerca dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) sulla sicurezza anticrimine, il numero di rapine in banca ha mostrato una notevole diminuzione. Tuttavia, la Sicilia emerge in modo preoccupante in questo scenario.
Nel 2023, si sono registrate 80 rapine in banca in tutta Italia, segnando un calo del 35,5% rispetto alle 124 rapine del 2022. Questo trend positivo è accompagnato da un abbassamento dell’indice di rischio, con un valore di 0,4 rapine ogni 100 sportelli, rispetto al 0,6 del 2022. Gabriele Urzì, dirigente nazionale della FABI, sottolinea come questo decremento rappresenti una continuazione di un processo già in atto da diversi anni, evidenziando una maggiore sicurezza negli sportelli bancari.
Nonostante questi dati incoraggianti a livello nazionale, la Sicilia non sembra beneficiare di questa tendenza. La regione si colloca infatti al secondo posto nella classifica delle rapine in banca, con un totale di 14 eventi registrati. L’indice di rischio per la Sicilia è particolarmente allarmante, con 1,3 rapine ogni 100 sportelli, il che la pone in una posizione di vulnerabilità rispetto ad altre regioni italiane. Le province siciliane mostrano un quadro altrettanto preoccupante:
Messina, in particolare, risulta la provincia con il più alto indice di rischio, con 3 rapine ogni 100 sportelli, seguita da Agrigento (1,9), Palermo (1,6) e Catania (1,3).
L’analisi dei metodi utilizzati dai rapinatori offre ulteriori insight sulla natura di questi crimini. La maggior parte delle rapine è stata eseguita da coppie (35% dei casi) o da soli (30%). I malviventi hanno adottato tecniche di travisamento del volto nel 79% delle situazioni e hanno compiuto le loro azioni in un tempo che raramente ha superato i dieci minuti (76% dei casi). Il venerdì si è rivelato il giorno più comune per le rapine, rappresentando il 34% del totale, mentre l’orario di maggiore attività criminosa è stato tra le 15 e le 16, con quasi il 23% delle rapine che si sono verificate in questo intervallo.
Per quanto riguarda le armi utilizzate, il 35% dei rapinatori ha fatto uso di armi da taglio, seguite da minacce senza armi (32%) e armi da fuoco (23%). Inoltre, una percentuale del 10% delle rapine ha coinvolto armi finte o improprie. Questa diversificazione nelle modalità di attacco evidenzia una certa adattabilità da parte dei rapinatori, che cercano di massimizzare il loro vantaggio sfruttando le debolezze degli sportelli.
Il drastico calo della somma di denaro rapinato è un altro dato significativo: si è passati dai 22,8 milioni di euro rubati nel 2013 a soli 1,8 milioni nel 2023, una diminuzione impressionante del 92%. Questo potrebbe suggerire che, mentre il numero di rapine è diminuito, i rapinatori stanno diventando più strategici e mirati, cercando di ottenere risultati più contenuti ma con rischi minori.
In generale, questi dati mettono in evidenza un contrasto tra il miglioramento della sicurezza a livello nazionale e la persistente vulnerabilità di alcune regioni, come la Sicilia. Le autorità locali dovrebbero considerare questi numeri come un monito e un’opportunità per rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza e prevenzione, al fine di tutelare le istituzioni bancarie e i cittadini. La sfida è quindi quella di migliorare la situazione attuale e garantire un ambiente più sicuro per tutti.
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