La questione del caporalato in Italia, e in particolare in Sicilia, rappresenta una delle problematiche sociali più urgenti e spaventose del nostro tempo. Questo fenomeno non è circoscritto, ma costituisce una piaga che colpisce profondamente il tessuto sociale ed economico del paese, alimentando un ciclo di sfruttamento che coinvolge migliaia di lavoratori, sia italiani che stranieri. Durante il convegno tenutosi presso l’Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche di Catania, organizzato dalla Cgil, è emerso con chiarezza quanto sia vitale affrontare questo tema.
La CGIL ha sottolineato come la denuncia dei caporali rappresenti una possibile chiave per combattere lo sfruttamento nei campi. Tuttavia, l’ostacolo principale rimane la paura che i lavoratori provano nel farlo. La Flai Cgil ha evidenziato l’importanza di garantire tutele reali per chi decide di denunciare, come:
Queste garanzie sono fondamentali per incentivare i lavoratori a farsi avanti. Senza di esse, la paura di ritorsioni e la mancanza di protezioni adeguate continuano a silenziare le vittime di sfruttamento.
In particolare, le politiche attuali del governo, a partire dal decreto Flussi, sono state criticate per aver peggiorato la situazione dei migranti, rendendo ancora più precaria la posizione di coloro che si trovano a denunciare abusi. La necessità di un cambiamento è stata ribadita da Carmelo De Caudo, segretario generale della CGIL di Catania, e da Giuseppe Glorioso, segretario della Flai Catania, che hanno chiesto un intervento deciso da parte dello Stato per garantire diritti e dignità a tutti i lavoratori.
Giovanni Mininni, segretario generale nazionale della Flai, ha messo in evidenza che il caporale non è l’unico responsabile dello sfruttamento. Il vero nodo da sciogliere è il modello d’impresa che consente tali pratiche. In questo contesto, il sindacato ha avviato la campagna “Diritti in campo – Brigate del lavoro” per portare l’attenzione sui diritti dei lavoratori agricoli e raccogliere testimonianze dirette da chi vive situazioni di sfruttamento.
La campagna ha visto il sindacato attivo in diverse località della Sicilia, da Vittoria a Paternò, cercando di informare i lavoratori sui loro diritti e raccogliere informazioni sulle loro condizioni lavorative. I risultati sono allarmanti: in Sicilia, sono circa 62mila i lavoratori irregolari nel settore agricolo, di cui oltre 47mila italiani e più di 14mila stranieri, secondo quanto riportato dalla campagna SiciliaSfruttaZero.
Le testimonianze raccolte dai rappresentanti sindacali parlano di situazioni disumane: salari bassissimi, turni di lavoro estenuanti e condizioni abitative precarie. “In questi tre giorni abbiamo incontrato tanti lavoratori che vivono condizioni pessime sotto tutti i punti di vista,” ha affermato Tonino Russo, segretario generale della Flai Cgil Sicilia. La mancanza di servizi essenziali, come i trasporti, aggrava ulteriormente la situazione. Nonostante i datori di lavoro lamentino la scarsa disponibilità di manodopera, i motivi per cui i lavoratori non accettano di lavorare nei campi sono evidenti: le condizioni di lavoro sono dure, mal pagate e spesso prive di diritti.
Il dilagare del lavoro nero e dello sfruttamento è il risultato di risposte inadeguate da parte delle istituzioni e della mancata attuazione di leggi già esistenti. Sebbene siano stati fatti progressi sul fronte della repressione, le misure preventive sono scarse. La Rete del lavoro agricolo di qualità, che avrebbe dovuto garantire standard minimi di sicurezza e diritti ai lavoratori, non ha prodotto risultati significativi.
L’intervento di Mininni ha concluso il convegno con un messaggio di speranza: “Il sindacato di strada è la via che la Flai ha scelto per portare i diritti tra le lavoratrici e i lavoratori.” L’obiettivo è formare una coscienza collettiva tra i lavoratori, affinché possano rivendicare i propri diritti e combattere contro lo sfruttamento. Il Rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto evidenzia l’ampiezza del problema, con molte aree di irregolarità e illegalità in Sicilia.
Durante l’incontro, sono stati ascoltati anche i contributi di diversi esperti e rappresentanti delle istituzioni, tra cui Ettore Foti, dirigente del dipartimento Lavoro della Regione Siciliana, e don Alfio Carbonaro, che hanno confermato l’importanza di unire le forze per affrontare questa emergenza sociale.
La lotta contro il caporalato è, quindi, un impegno collettivo che richiede la partecipazione di tutti: istituzioni, sindacati e cittadini.
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