L’operazione di sequestro dei cellulari della droga appartenenti ad Alessandro La Dolcetta, un pentito di mafia che ha deciso di collaborare con la giustizia, ha rivelato un mondo oscuro e complesso legato al traffico di droga a Palermo. Questi dispositivi, definiti “bollenti” per il continuo scambio di chiamate e messaggi, sono ora nelle mani degli investigatori, che stanno tracciando una rete di affari illeciti a partire dai numeri memorizzati.
La Dolcetta non aveva una piazza di spaccio fissa, ma si muoveva abilmente tra i vari quartieri della città, da Mondello a Sferracavallo, fino alle periferie. La sua strategia di approvvigionamento era mirata a ottenere la droga al miglior prezzo e in quantità adeguate. Tuttavia, la sua libertà di azione è stata compromessa quando il mandamento della Noce ha cercato di esercitare il proprio controllo su di lui, pretendendo una percentuale sui profitti. Durante le sue dichiarazioni ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia, La Dolcetta ha chiarito che la sua competenza operativa era da attribuire a Porta Nuova, un altro clan mafioso.
Nel luglio del 2022, un incontro cruciale ha cambiato le dinamiche del suo operato. Gaspare Aruta, un collaboratore, lo ha avvisato dell’interesse di un tunisino, noto con il nome di Valentino, per entrare in contatto con lui. Questo incontro ha portato alla figura di Francesco Zappulla, descritto da La Dolcetta come “molto forte e malato di mafia”, un individuo che non esitava a utilizzare la violenza per affermare il proprio dominio. Zappulla ha tentato di imporre a La Dolcetta di acquistare cocaina a un prezzo esorbitante di 48 mila euro al chilo.
Per cercare di sfuggire a questi vincoli, La Dolcetta ha deciso di contattare Gaspare Rizzuto, un boss agli arresti domiciliari. Il loro incontro è stato caratterizzato da un dialogo cauto, in cui Rizzuto ha suggerito a La Dolcetta di mantenere i contatti con Filippo Maniscalco, un altro membro del clan. Questa rete di relazioni mette in luce la complessità della mafia palermitana, dove le alleanze e le rivalità giocano un ruolo fondamentale nel traffico di droga.
Uno degli aspetti più inquietanti emersi dalle dichiarazioni di La Dolcetta riguarda il numero di clienti e fornitori coinvolti nel suo giro d’affari. I cellulari sequestrati contengono informazioni preziose, tra cui codici di sblocco e dettagli su più telefoni utilizzati per gestire le vendite di droga. Il suo fornitore principale, un palermitano con un iPhone 8, era in contatto con altri fornitori provenienti da Calabria e Campania, con i quali scambiava fotografie e prezzi della droga. Questi dispositivi erano progettati per cancellare automaticamente i messaggi, rendendo difficile la tracciabilità delle comunicazioni.
Tra le informazioni più allarmanti, La Dolcetta ha rivelato di avere in memoria circa 800 numeri di potenziali clienti, tra cui avvocati e dottori. Questo dettaglio offre uno spaccato inquietante della diffusione della cultura della droga a Palermo, in cui anche professionisti affermati sembrano essere coinvolti. Le comunicazioni rinvenute nei cellulari indicano non solo ordinazioni per uso personale, ma anche transazioni di quantità maggiori, suggerendo l’esistenza di una rete di spaccio più ampia e articolata.
In una città come Palermo, dove il consumo di cocaina è sempre più elevato, la rete di clienti e pusher delineata dai cellulari di La Dolcetta non è solo un dato allarmante, ma anche un’indicazione della necessità di un intervento più incisivo da parte delle forze dell’ordine. Le indagini in corso potrebbero portare a ulteriori arresti e al disarticolamento di un sistema che opera nell’ombra, alimentato da una domanda costante di sostanze stupefacenti.
Le rivelazioni di La Dolcetta offrono agli inquirenti non solo un elenco di nomi e numeri, ma anche una chiave di lettura per comprendere le dinamiche di un mercato della droga che si rinnova e si adatta alle circostanze. L’operazione non solo segna un importante passo avanti nella lotta contro il traffico di stupefacenti a Palermo, ma mette anche in luce la fragilità di un sistema mafioso che, nonostante gli arresti e le collaborazioni con la giustizia, continua a prosperare in molteplici forme.
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