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Segreti della medicina antica: pesci e coleotteri nel rimedio greco-romano

La medicina nell’antichità greca e romana rappresenta un capitolo affascinante e ricco di curiosità, come dimostra il recente libro di Damiano Fermi intitolato “I Greci, i Romani e… la medicina”, pubblicato da Carocci. Questo saggio mette in luce non solo le pratiche mediche dell’epoca, ma anche la loro sorprendente varietà e il modo in cui la cultura e le credenze influenzavano le strategie terapeutiche.

Un esempio emblematico è Scribonio Largo, un medico romano del I secolo d.C. Scribonio suggeriva un metodo piuttosto bizzarro per alleviare il mal di testa: applicare un pesce vivo, precisamente una torpedine nera, sul punto dolente. La torpedine, conosciuta anche come pesce elettrico, era in grado di emettere una leggera scarica elettrica, che veniva sfruttata come forma primitiva di analgesia. Questo metodo, che può sembrare strano ai nostri occhi moderni, dimostra la curiosità e l’innovazione dei medici dell’epoca, che si avvalevano delle proprietà uniche degli animali e delle piante nel loro approccio terapeutico.

Le pratiche mediche di Dioscoride

Dioscoride, un altro importante figura della medicina antica, era un botanico e medico greco che visse nel I secolo d.C. Il suo lavoro “Materia medicinale” è considerato un testo fondamentale per la storia della farmacologia. Dioscoride descrive vari rimedi a base di piante e sostanze naturali, tra cui:

  1. Castorio: una secrezione oleosa proveniente dalle ghiandole del castoro, apprezzata per le sue proprietà antispastiche.
  2. Eliotropio: utilizzato come rimedio contro le ferite provocate dai morsi di scorpione, grazie alla sua forma che ricorda la coda dello scorpione.
  3. Erba parietaria: utilizzata da Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, per un dentifricio naturale.

La connessione tra le piante e la medicina era profonda, e gli antichi medici sapevano che molti rimedi vegetali potevano avere effetti sia curativi che tossici.

Rischi e curiosità della medicina antica

L’uso di sostanze pericolose in medicina era una pratica diffusa, e i medici antichi erano ben consapevoli del potenziale letale di alcune droghe e veleni. Plinio il Vecchio, nel suo capolavoro “Storia naturale”, racconta un episodio tragico in cui una preparazione maldestra a base di cantaridi, coleotteri verdi noti per le loro proprietà afrodisiache, causò la morte di un cavaliere romano. Questo racconto non solo mette in guardia sui rischi connessi a certe pratiche mediche, ma illustra anche la complessità e la pericolosità della medicina antica.

Un altro aspetto curioso della medicina greca e romana è rappresentato dalla ginecologa Metrodora, che forniva consigli medici anche agli uomini. Una delle sue pratiche più stravaganti prevedeva di gettare una lenticchia in un contenitore vuoto e di far urinare la donna. Se la lenticchia si gonfiava, la donna era considerata vergine; altrimenti, si presumeva che fosse stata sedotta. Questa sorta di “test di verginità” mostra quanto le credenze sociali e culturali influenzassero le pratiche mediche dell’epoca.

Un’eredità duratura

I medici dell’antichità non erano solo terapeuti, ma anche studiosi e osservatori attenti della natura. Sperimentavano e documentavano le loro scoperte, contribuendo alla costruzione di un sapere medico che, sebbene basato su presupposti e teorie oggi superate, gettò le basi per la medicina moderna. L’uso di pesci, insetti e piante nei trattamenti è una testimonianza di un’epoca in cui la scienza e la magia si intrecciavano in un affascinante mosaico di conoscenze.

La medicina greca e romana, con le sue pratiche singolari e i suoi rimedi inconsueti, ci offre uno sguardo prezioso su come gli antichi affrontavano le malattie e le sofferenze. Attraverso le loro scoperte, possiamo comprendere meglio non solo la storia della medicina, ma anche il modo in cui gli esseri umani di ogni epoca cercano di dare un senso al dolore e alla malattia, utilizzando tutti gli strumenti a loro disposizione.

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