Se ti trattano male sul lavoro o ti mancano di rispetto adesso c’è il risarcimento: la legge che ti tutela

L’ambiente di lavoro può diventare un luogo tossico, di vessazioni e di soprusi. Fortunatamente la legge corre in aiuto dei lavoratori.

Maneggiare con cura. Il mondo del lavoro è così. E anche gli ambienti in cui prestiamo la nostra opera professionale possono diventare dei luoghi di aggregazione, magari delle seconde famiglie. Ma non è inusuale che diventino luoghi di soprusi e vessazioni. Fortunatamente, la legge tutela le vittime di questi odiosi atteggiamenti.

Vessazioni lavoro, tutela legale
L’ambiente di lavoro può diventare molto tossico – (arabonormannaunesco.it)

Si va ben oltre la scortesia. Ma parliamo di un comportamento deliberato per isolare ed emarginare una persona. Dinamiche che, purtroppo, sono sempre esistite, ma che, solo negli ultimi anni, hanno avuto una conformazione giuridica, con il nome di mobbing. Una pratica odiosa (e illegale) che non è limitata solo ai datori di lavoro, ma anche ai colleghi dello stesso livello o, addirittura, di livello inferiore.

Il mobbing sul posto di lavoro

In caso di comportamenti irrispettosi, i dipendenti hanno il diritto di segnalare i fatti ai superiori o direttamente al datore di lavoro. Legalmente, registrare i dialoghi negli ambienti di lavoro è proibito per motivi di privacy, a meno che non siano necessari per proteggere i diritti del lavoratore di fronte alle autorità giudiziarie o di polizia. Fuori dal contesto lavorativo, invece, le registrazioni sono sempre consentite. Qualora si debbano riscontrare le sussistenze del comportamento di mobbing, il lavoratore potrà rivalersi, tanto sui responsabili diretti, quanto sull’azienda in generale. 

Vessazioni lavoro, tutela legale
Il mobbing sul posto di lavoro: una piaga – (arabonormannaunesco.it)

Insomma, il dipendente può difendersi dal mobbing. Anche perché, per legge, il datore di lavoro dovrebbe vigilare sulla salubrità dell’ambiente di lavoro. Le maldicenze sul lavoro possono configurarsi come reato di diffamazione, anche se dirette in maniera confidenziale e sequenziale. Leccapiedi, raccomandato, incompetente, inetto o nullafacente sono tutte parole che non dovrebbero esistere e che, se pronunciate (o se apprese in maniera inequivocabile) possono rappresentare una diffamazione. In tal caso, bisognerà rivolgersi alla Procura della Repubblica competente territorialmente per far valere i propri diritti. Ricordiamo infatti che il reato di diffamazione è perseguibile solo e soltanto su querela della parte offesa.

Dunque, affrontare le dinamiche interpersonali complicate e i comportamenti abusivi sul lavoro richiede consapevolezza e conoscenza dei propri diritti. Segnalare comportamenti irrispettosi, raccogliere prove in modo legale e ricorrere alle autorità quando necessario sono passi cruciali per proteggere la propria dignità e il benessere nell’ambiente di lavoro. Il consiglio che vi diamo, comunque, è sempre quello di affidarvi a dei professionisti legali che sapranno dirvi se esistano i presupposti per portare avanti la vostra battaglia ed eventualmente assistervi nella stessa.

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