È stata inaugurata alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, una storica location della Fondazione Orestiadi, la mostra intitolata “La pietra di Damasco”. Questo evento rappresenta un viaggio evocativo nelle esperienze artistiche di Michele Canzoneri, un artista palermitano che ha avuto l’opportunità di soggiornare in Siria nel 2003. Durante questo periodo, Canzoneri ha creato una serie di sculture in vetro soffiato e disegni su carta antica, opere che ora sono esposte per il pubblico agrigentino.
La mostra non è solo un’occasione per ammirare l’arte di Canzoneri, ma anche un atto simbolico di solidarietà e attenzione verso il mondo arabo e mediorientale, un’area che ha sofferto enormemente a causa di conflitti e crisi. La Fondazione Orestiadi, attraverso questa iniziativa, vuole sottolineare l’importanza della cultura come ponte tra le civiltà e come strumento di pace in un momento storico così critico.
Michele Canzoneri racconta che l’invito di Ludovico Corrao, il fondatore della Fondazione Orestiadi, a visitare Damasco è stato determinante per la sua carriera artistica e per la sua crescita personale. “Quell’invito da parte di Corrao – dice Canzoneri – mi fu molto d’aiuto anche sul piano personale, perché mi convinse a superare una mia fobia nel viaggiare in aereo”. Questo aneddoto rivela una dimensione intima dell’artista, che ha trovato nella sua esperienza in Siria non solo un’ispirazione creativa, ma anche una forma di liberazione personale.
Canzoneri sottolinea che “la cultura può essere strumento di pace, specialmente in quei luoghi dove diverse opere straordinarie furono distrutte dai talebani”, evidenziando il potere dell’arte di unire e curare le ferite delle società.
L’inaugurazione della mostra ha coinciso con un momento significativo per la Fondazione Orestiadi, in quanto rappresenta la prima iniziativa pubblica sotto la nuova presidenza di Francesca Corrao, che ha recentemente assunto il ruolo dopo le dimissioni di Calogero Pumilia. Durante l’inaugurazione, ha affermato: “Da Gibellina e Agrigento puntiamo, attraverso il linguaggio dell’arte e della bellezza, a restituire speranza ai popoli del Mediterraneo, in un momento, come quello attuale, particolarmente difficile per loro”.
La presenza del sindaco di Gibellina, Salvatore Sutera, ha ulteriormente rafforzato il legame tra Agrigento e Gibellina, due città che, seppur diverse, hanno in comune una ricca storia culturale e artistica. Con l’assessore comunale di Agrigento, Costantino Ciulla, è emersa l’idea di creare un “ponte” di condivisione tra le due località, in un periodo in cui entrambe sono in fermento culturale. Ecco alcuni punti chiave:
La mostra “La pietra di Damasco” non è solo un’esposizione di opere d’arte, ma un’esperienza immersiva che invita i visitatori a riflettere sul significato della cultura in tempi di crisi. Le sculture in vetro soffiato di Canzoneri, con la loro delicatezza e forza espressiva, raccontano storie di resilienza e bellezza, mentre i disegni su carta antica evocano un passato ricco di tradizioni e sapienze che meritano di essere preservate e celebrate.
Il lavoro di Michele Canzoneri si allarga a una riflessione più ampia sulle conseguenze dei conflitti e sull’importanza della cultura come mezzo di comunicazione e comprensione. In un mondo sempre più diviso, l’arte si presenta come un linguaggio universale capace di unire le persone, di ispirare speranza e di promuovere la pace. La mostra rimarrà aperta per un periodo limitato, offrendo al pubblico l’opportunità di immergersi in queste opere significative e di riflettere sul ruolo che la cultura può avere nel costruire un futuro migliore.
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