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Scoperta del terremoto del belìce: la mostra dell’ingv a corleone

La memoria storica è un elemento fondamentale per comprendere il passato e lavorare verso un futuro migliore. In questo contesto, l’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ha recentemente inaugurato una mostra intitolata “La terra dei poveri cristi” presso l’auditorium dell’Istituto Superiore Don Giovanni Colletto di Corleone, un comune situato nel cuore della Sicilia occidentale. Questa esposizione rappresenta un’importante occasione per riflettere su uno dei più devastanti eventi sismici della storia italiana: il terremoto del Belìce, che colpì la regione il 15 gennaio 1968.

il contesto del terremoto del belìce

Il Belìce è una zona compresa tra le province di Agrigento, Trapani e Palermo, caratterizzata da paesaggi mozzafiato e una ricca tradizione culturale. Tuttavia, il terremoto che la devastò portò con sé una scia di distruzione e sofferenza, cambiando per sempre il volto di queste terre e la vita dei suoi abitanti. La mostra dell’Ingv non si limita a raccontare il dramma del sisma, ma offre anche uno spaccato della vita quotidiana delle persone che abitavano in quella regione, evidenziando il loro coraggio e la loro resilienza di fronte alla tragedia.

fotografie storiche e testimonianze

Uno degli aspetti più affascinanti di questa esposizione è l’uso delle fotografie storiche, che immortalano le conseguenze del terremoto. Grazie al lavoro di importanti fotografi come Mario De Biasi, Sergio Del Grande, Giorgio Lotti e Alberto Roveri, i visitatori possono vedere in modo tangibile l’impatto devastante che il sisma ha avuto sulle comunità locali. Le immagini non raccontano solo di edifici distrutti, ma anche di:

  1. Volti segnati dalla paura e dalla perdita
  2. Famiglie costrette a ricominciare da zero
  3. Una comunità che ha dovuto affrontare la sfida di ricostruire la propria vita

importanza della ricerca e dell’educazione

Durante la cerimonia di inaugurazione, sono intervenuti importanti esponenti del mondo accademico e della ricerca, come il Professore Francesco Parello, Ordinario di Geochimica e Vulcanologia presso l’Università degli Studi di Palermo, e Walter D’Alessandro, ricercatore dell’Ingv. Questi esperti hanno offerto una prospettiva scientifica sull’evento, analizzando le cause geologiche del terremoto e discutendo delle misure di prevenzione e sicurezza che possono essere adottate per mitigare il rischio sismico in futuro. Le loro parole hanno messo in evidenza l’importanza della ricerca scientifica e della divulgazione per sensibilizzare la popolazione riguardo ai rischi legati ai fenomeni naturali.

La dirigente scolastica del Don Colletto, professoressa Elisa Inglima, ha sottolineato l’importanza di iniziative come questa nel contesto educativo. La mostra rappresenta non solo un’opportunità per conoscere la storia del Belìce, ma anche un’occasione per stimolare un dibattito tra gli studenti sulle tematiche della sicurezza, della prevenzione e della responsabilità civile. L’educazione alla consapevolezza dei rischi sismici è fondamentale, specialmente in una regione come la Sicilia, che è storicamente soggetta a fenomeni sismici.

La mostra “La terra dei poveri cristi” sarà aperta al pubblico ogni giovedì dalle 15.00 alle 18.00 e rappresenta un invito a riflettere su quanto accaduto nel 1968 e su come quel dramma abbia plasmato la storia e l’identità di un’intera comunità. I visitatori avranno la possibilità di immergersi in un’esperienza che va oltre la semplice esposizione di immagini e testi; potranno vivere un momento di connessione emotiva e storica con le persone che hanno vissuto quella tragedia.

In un periodo in cui il rischio sismico è un tema di crescente rilevanza, la mostra dell’Ingv a Corleone rappresenta un’importante occasione di sensibilizzazione e di riflessione. Essa ci ricorda che, nonostante le difficoltà e le sofferenze, la resilienza umana e la capacità di ricominciare sono sempre presenti. La storia del Belìce è una lezione che non dobbiamo dimenticare, affinché possiamo affrontare il futuro con maggiore consapevolezza e preparazione. La mostra si propone quindi non solo come un omaggio al passato, ma anche come una chiamata all’azione per il presente e il futuro, affinché eventi simili non si ripetano e le comunità possano affrontare le sfide con determinazione e solidarietà.

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