Londra è stata scenario di un incontro affascinante, un dialogo che ha unito la passione per gli scacchi a una riflessione profonda sulla storia del Novecento. Questo evento si è svolto presso l’Estorick Collection, un museo dedicato all’arte italiana, dove l’autore e giornalista Enrico Franceschini ha presentato il suo ultimo romanzo, “La mossa giusta”, edito da Baldini+Castoldi. L’opera è una biografia romanzata di Ossip Bernstein, un ebreo ucraino che, oltre a essere uno dei più forti scacchisti del mondo, ha vissuto una vita avventurosa e tumultuosa, segnata da eventi storici che hanno plasmato il secolo scorso.
Franceschini, che ha trascorso oltre quarant’anni come corrispondente estero in paesi come Stati Uniti, Russia e Regno Unito, ha avuto il privilegio di condividere il palco con Federico Varese, professore di criminologia all’Università di Oxford. Il dialogo tra i due ha offerto uno spaccato unico della vita di Bernstein, un personaggio che ha navigato tra le correnti tumultuose del suo tempo, dalla Parigi degli anni ruggenti agli eventi drammatici della Seconda guerra mondiale e dell’Olocausto.
Il romanzo di Franceschini si apre con un episodio cruciale: nel 1918, Bernstein riesce a scampare a un plotone d’esecuzione dei bolscevichi grazie alla sua fama di scacchista. Questo evento non solo segna l’inizio di una vita costellata di sfide, ma rappresenta anche una metafora del potere degli scacchi come strumento di sopravvivenza e resistenza. Attraverso le partite giocate da Bernstein, è possibile ripercorrere le dinamiche sociali e politiche del tempo, scoprendo come il gioco degli scacchi abbia attraversato le frontiere culturali e nazionali, diventando un linguaggio universale.
Nel corso dell’incontro, Franceschini ha messo in evidenza come la vita di Bernstein sia stata influenzata da momenti storici significativi, come il crollo della Borsa di Wall Street nel 1929, che ha avuto ripercussioni globali. Bernstein, che si era trasferito a New York, ha vissuto sulla sua pelle le conseguenze della crisi economica, ma ha anche continuato a lottare nel mondo degli scacchi, partecipando a tornei e sfide che hanno segnato la sua carriera. La sua resilienza è emblematica di un’epoca in cui molti hanno dovuto affrontare difficoltà senza precedenti.
Federico Varese ha arricchito il dibattito con le sue competenze e il suo background, avendo lavorato a lungo con John le Carré, il maestro della letteratura di spionaggio. Varese ha sottolineato come la vita di Bernstein possa essere vista come un microcosmo delle tensioni geopolitiche del Novecento. Le sfide affrontate dal protagonista, dalla persecuzione degli ebrei durante l’Olocausto fino alla Guerra Fredda, riflettono le lotte di un’intera generazione. Gli scacchi, in questo contesto, diventano non solo un gioco, ma un simbolo di strategia, intelligenza e resistenza di fronte all’oppressione.
La narrazione di Franceschini non si limita a raccontare le gesta di un grande scacchista, ma si estende a una riflessione sull’identità e sull’appartenenza, temi che risuonano ancora oggi. La vita di Bernstein è un esempio di come le passioni personali possano incrociarsi con le grandi correnti della storia, trasformando un semplice gioco in una battaglia di vita o di morte.
Il dialogo tra Franceschini e Varese ha saputo cogliere l’essenza di un’epoca, portando alla luce aneddoti e storie personali che arricchiscono la comprensione del contesto storico. La presentazione di “La mossa giusta” ha offerto al pubblico l’opportunità di riflettere non solo sulla storia degli scacchi, ma anche sui legami tra arte, politica e identità. La scelta di Londra come location per questo incontro non è casuale: la capitale britannica è da sempre un crocevia di culture e storie, un luogo dove il passato e il presente si intrecciano in modi sorprendenti.
La serata ha dimostrato la potenza del racconto e dell’arte di narrare, capaci di trasmettere emozioni e conoscenze attraverso le generazioni. Attraverso le esperienze di Bernstein, il pubblico ha potuto apprezzare non solo il mondo degli scacchi, ma anche le lezioni che la storia continua a offrirci.
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