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Sartori e il suo Edipo a Colono: riflessioni al tramonto della vita

Ogni esistenza, per quanto straordinaria, giunge inevitabilmente a una conclusione, a una trasformazione finale che segna il passaggio dall’essere al non-essere. Edipo, un personaggio emblematico della tragedia greca, rappresenta perfettamente questo concetto. Nel dramma “Edipo a Colono”, scritto da Sofocle, Edipo non è più il re potente e fiero di un tempo, ma un uomo esiliato, cieco e mendicante. Si dirige verso Colono, un sobborgo di Atene che non è solo un luogo fisico, ma una sorta di simbolo della sua ricerca di pace e redenzione. Colono è anche il luogo natale del grande drammaturgo Sofocle, e le sue radici affondano profondamente nella cultura e nella storia greca.

La consapevolezza di Edipo

L’atto finale della vita di Edipo si svolge sotto il segno della consapevolezza e della rivelazione. Mentre si avvicina alla morte, Edipo rivela a Teseo, il Re di Atene, che la sua generosità sarà ricompensata. La sua sepoltura nel bosco di Colono, infatti, sarà una garanzia di pace e sicurezza per la città di Atene in caso di conflitto. Questa idea di un legame indissolubile tra la morte di Edipo e la salvezza della città è una delle chiavi di lettura del testo sofocleo, che invita a riflettere sul significato della vita, della morte e della memoria.

Un’opera senza tempo

La tragedia “Edipo a Colono” debuttò nel 401 a.C. e, sebbene sia stata scritta quando Sofocle aveva già novant’anni, il suo messaggio è universale e senza tempo. Il dramma rappresenta non solo una meditazione sulla vecchiaia e sulla morte, ma anche una profonda riflessione sulla condizione umana, sull’incertezza dell’esistenza e sull’inevitabilità del destino. La vita, avvolta dal mistero, sembra sfuggire a ogni tentativo di comprensione, e il passare degli anni non fa che rendere la trama della vita ancora più sfuggente e invisibile.

L’interpretazione di Giuseppe Sartori

Nell’attuale produzione del “Edipo a Colono”, l’attore Giuseppe Sartori si distingue per la sua interpretazione profonda e toccante del protagonista. Sartori, vincitore del premio della critica alla sua prima esperienza con la regia di Robert Carsen, ha portato il suo talento e la sua sensibilità a questa nuova messa in scena, che ha riscosso un successo straordinario. “Adesso Edipo conosce la verità”, spiega Sartori, rivelando la complessità del suo personaggio. Cieco eppure più acuto nel percepire la realtà, Edipo viene attratto verso il bosco, in un viaggio che rappresenta sia il suo destino che la sua liberazione.

L’Oracolo ha predetto che il corpo di Edipo, anche dopo la morte, avrà un potere in grado di proteggere Atene. Questa dualità di morte e vita, di sofferenza e redenzione, è centrale nel messaggio di Sofocle. Edipo, privato della vista, non è più consumato dalla furia delle sue azioni passate; piuttosto, si confronta con la razionalità e cerca un senso in tutto ciò che gli è accaduto. La sua esistenza è segnata da un profondo disgusto e terrore per le colpe commesse, ma ora è in cerca di un modo per sostenere il suo passato, di un significato che possa dare una direzione al suo dolore.

“Edipo ora è un martire, un monito”, continua Sartori, sottolineando che la sofferenza ha purificato non solo lui, ma anche coloro che lo circondano. Questa interpretazione di Edipo come figura profetica e redentrice mostra come la tragedia possa anticipare i temi del Cristianesimo, un aspetto che rende l’opera di Sofocle ancora più rilevante nel contesto contemporaneo.

Il cast e i tecnici coinvolti in questa produzione sono gli stessi della precedente esperienza di Carsen a Siracusa, il che conferisce coerenza e continuità alla visione artistica. La traduzione di Francesco Morosi, le scene di Radu Boruzescu e i costumi di Luis Carvalho arricchiscono ulteriormente la messa in scena, creando un’atmosfera immersiva e suggestiva che cattura l’attenzione del pubblico. Accanto a Giuseppe Sartori, il cast include talenti come Fotini Peluso, Rosario Tedesco, Elena Polic Greco, Clara Bortolotti, Massimo Nicolini, Paolo Mazzarelli e Simone Severini, ognuno dei quali contribuisce a dare vita a questa straordinaria tragedia.

La rappresentazione di “Edipo a Colono” rimarrà in scena fino al 28 giugno, offrendo al pubblico l’opportunità di immergersi in una delle opere più intense e significative della storia del teatro. La tragedia di Sofocle continua a parlarci, invitandoci a riflettere sulle complessità della vita, sulla ricerca di significato e sull’inevitabile destino che tutti noi dobbiamo affrontare.

Antonella Romano

Sono una redattrice innamorata della Sicilia, e in particolare della mia Palermo. Fin da piccola, ho respirato l'aria vibrante di questa terra ricca di storia, cultura e tradizioni. Ogni vicolo di Palermo racconta storie antiche, e io non mi stanco mai di scoprirle e condividerle. Mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università di Palermo, dove ho approfondito il mio amore per la scrittura e la narrazione. Dopo gli studi, ho avuto l'opportunità di collaborare con diverse testate giornalistiche e riviste locali, scrivendo articoli che esplorano le meraviglie artistiche, culinarie e naturalistiche della nostra isola. La mia vera passione, tuttavia, è raccontare la vita quotidiana della Sicilia e i suoi abitanti straordinari. Cerco di portare i lettori in un viaggio virtuale tra mercati colorati, spiagge dorate e festival affollati, sperando di trasmettere l'unicità e la bellezza di questa terra. Quando non sono dietro alla tastiera, mi piace camminare lungo la costa, visitare i mercati locali e assaporare piatti tradizionali cucinati con amore. Ogni giorno in Sicilia offre l'opportunità di scoprire qualcosa di nuovo e inaspettato, e non vedo l'ora di condividere queste esperienze con voi. Seguitemi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, esplorando insieme cultura, sapori e tradizioni che rendono questa terra davvero speciale. Grazie per essere qui e per la vostra curiosità. Spero che attraverso le mie parole possiate innamorarvi della Sicilia tanto quanto lo sono io!

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