La riflessione contemporanea sui musei si espande oltre la semplice funzione di custodia delle opere d’arte, ponendo interrogativi cruciali sul loro futuro e sul modo in cui possono interagire con la società. Questo è il punto di partenza del libro “Museum Seed: The Futurability of Cultural Places”, scritto dai noti progettisti milanesi Ico Migliore e Mara Servetto, fondatori dello studio Migliore+Servetto. Con un ricco corredo di immagini e contributi di esperti internazionali, il volume si propone come un manifesto programmatico che delinea otto punti fondamentali per la creazione di spazi culturali significativi.
Mara Servetto, parlando dell’approccio dello studio, sottolinea l’importanza di andare oltre la cultura “alta”, integrando anche settori di conoscenza più accessibili. Questo approccio si traduce in progetti significativi come il Museo Egizio di Torino e il Museo di Storia Naturale di Milano, così come il recente Blue Line Park a Busan, in Corea del Sud, un esempio di riconversione di spazi urbani. Questi progetti non sono solo ambienti di conservazione, ma diventano catalizzatori di esperienze culturali che stimolano la curiosità e l’interazione con il pubblico.
Servetto distingue tra due tipologie di musei: il “museo chiodo-parete”, dedicato alla conservazione statica, e il “museo-lunapark”, che, sebbene possa attrarre visitatori con la sua spettacolarità, rischia di non trasmettere un valore culturale profondo. Questo pone l’accento sulla necessità di una narrazione coinvolgente che renda la visita a un museo altrettanto emozionante quanto un’uscita a teatro. La sfida principale è quella di bilanciare l’intrattenimento e il contenuto, affinché i visitatori non tornino a casa solo con ricordi di divertimento, ma anche con una rinnovata consapevolezza e comprensione delle opere esposte.
In un contesto in cui il 80% dei visitatori sotto i 35 anni preferisce musei interattivi e il 42% consulta i canali social prima della visita, diventa cruciale integrare la tecnologia all’interno di questi spazi. Servetto osserva come la tecnologia debba essere utilizzata per arricchire l’esperienza, stratificando la conoscenza e influenzando i comportamenti. L’idea del “seed”, un seme piantato durante la visita, è fondamentale: essa implica che l’esperienza museale possa ispirare altre attività culturali, come concerti o eventi, ampliando così l’impatto della visita.
Il manifesto in otto punti elaborato da Migliore e Servetto include concetti come “la forma segue il contenuto e le emozioni”, “nidificazione urbana”, “luogo di guarigione” e “garante dell’innovazione”. Questi principi non solo delineano come dovrebbe evolvere il museo, ma evidenziano anche il suo potenziale ruolo come punto di riferimento per le comunità. Servetto afferma che i musei possono tornare a essere spazi di incontro e ricerca, simili a quelli degli antichi romani e greci, dove l’arte e la cultura non sono solo conservate, ma vive e in continua evoluzione.
In un mondo in cui la digitalizzazione avanza rapidamente, il museo deve sapersi adattare e reinventarsi. Non può più limitarsi a essere un luogo di esposizione, ma deve diventare un attivatore di nuove esperienze culturali. Questo approccio inclusivo implica che i musei aprano le loro porte a tutti, creando spazi che rispondano alle diverse esigenze delle generazioni contemporanee. L’accessibilità e la diversità diventano valori fondamentali, affinché ogni visitatore possa trovare qualcosa di significativo e personale.
La sfida per i musei del futuro è quindi quella di diventare non solo luoghi di conservazione, ma anche centri vibranti di interazione sociale e culturale. L’innovazione, la narrazione emozionante e l’uso consapevole della tecnologia sono strumenti essenziali per attrarre e coinvolgere un pubblico sempre più variegato. In questo contesto, il libro di Migliore e Servetto non è solo un documento di progettazione architettonica, ma una visione ampia e profonda di come i musei possano evolvere e prosperare nel futuro, contribuendo attivamente alla vita culturale e sociale delle comunità.
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