Rivelazioni sorprendenti: le ultime scoperte archeologiche a Cartagine - ©ANSA Photo
Cartagine, un tempo fulcro della civiltà fenicia e punica, continua a svelare i suoi segreti attraverso scoperte archeologiche che gettano nuova luce sulla sua importanza nel Mediterraneo antico. Tra il 2021 e il 2024, una missione archeologica congiunta dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Istituto Nazionale del Patrimonio tunisino ha condotto quattro campagne di scavo, concentrandosi su due necropoli significative: quella fenicia di Dermech, risalente ai secoli VII-VI a.C., e quella punica dell’Odéon, datata tra il IV e il II secolo a.C.
Il professor Lorenzo Nigro, esperto di Archeologia e Storia del Vicino Oriente Antico, ha dichiarato che tra le scoperte più rilevanti ci sono:
Questi reperti appartengono a un quartiere artigianale punico situato ai piedi della collina di Bordj-Djedid, all’interno del parco delle terme di Antonino. Nella necropoli ellenistica sulla Collina dell’Odéon, gli archeologi hanno portato alla luce undici tombe monumentali costruite con grandi lastre di calcare, complete di corridoi di accesso mai esplorati prima. Queste tombe hanno restituito resti umani e vari oggetti di sepoltura, offrendo un’inedita opportunità di studio sui riti funebri e le usanze culturali dell’epoca.
Queste scoperte sono state rese possibili grazie a un accordo di cooperazione tra l’Università La Sapienza e l’Istituto Nazionale del Patrimonio tunisino, sotto l’egida del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il progetto ha ricevuto finanziamenti significativi, provenienti non solo dall’Università di Roma La Sapienza, ma anche da:
La missione è co-diretta da Mounir Fantar, direttore della Divisione per la Programmazione, la Cooperazione e la Pubblicazione dell’Inp, e da Lorenzo Nigro, che ha guidato gli scavi con un team di esperti.
L’indagine archeologica ha preso avvio con particolare attenzione alla necropoli fenicia arcaica all’interno del parco delle Terme di Antonino, nota come Necropoli di Dermech, che risale tra il VII e il VI secolo a.C. Questo periodo è cruciale per comprendere le origini di Cartagine e la sua espansione come potenza commerciale nel Mediterraneo. D’altra parte, la necropoli punica sulla Collina dell’Odéon, datata tra il IV e il II secolo a.C., offre spunti per esplorare le interazioni culturali e sociali tra i cartaginesi e le altre civiltà mediterranee, in particolare durante le guerre puniche contro Roma.
Il professor Nigro ha sottolineato che gli obiettivi di questo progetto includono la collaborazione nell’ambito dell’archeologia e dell’archeo-antropologia funeraria, la ricostruzione della storia di Cartagine e delle sue necropoli fino alla conquista romana, e la fornitura di nuovi dati sul mondo cartaginese durante le epoche fenicia e punica. Questo approccio multidisciplinare non solo arricchisce la nostra comprensione di Cartagine, ma contribuisce anche a preservare e valorizzare i monumenti esposti, permettendo loro di essere visitati dai turisti e dal pubblico in generale.
Le ricerche in corso stanno contribuendo a riscrivere la storia di Cartagine, approfondendo le dinamiche culturali e il processo di romanizzazione che ha caratterizzato la città dopo la sua conquista da parte di Roma nel 146 a.C. Questa evoluzione storica è fondamentale per comprendere come Cartagine, una delle città più importanti del mondo antico, sia riuscita a mantenere la sua identità culturale nonostante le influenze esterne.
Le scoperte recenti non solo arricchiscono il patrimonio archeologico della Tunisia, ma rappresentano anche un importante passo avanti nella comprensione delle civiltà che hanno abitato la regione. Cartagine, oggi patrimonio dell’umanità UNESCO, è un simbolo di resistenza e innovazione, e gli scavi attuali contribuiscono a preservare la sua memoria storica per le future generazioni.
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