×

Rapina choc: il racconto di un incubo fuori dal bar

È il 30 novembre e un imprenditore palermitano si trova a vivere un incubo che cambierà per sempre la sua vita. Poco dopo le 13:00, mentre esce da un bar in via Michele Cipolla, viene avvicinato da tre uomini ben organizzati, pronti a tutto. Quella che doveva essere una semplice pausa dal lavoro si trasforma in un’esperienza traumatica di sequestramento e rapina.

La scena è drammatica: l’imprenditore viene costretto a salire su un’auto e minacciato con violenza. “Mi hanno detto di stare fermo altrimenti mi avrebbero fatto del male”, racconta, visibilmente scosso. Nonostante i suoi tentativi di difesa, la brutalità dei tre uomini ha la meglio. Loro sanno chi è e sono determinati a ottenere i contenuti delle sue due casseforti.

il viaggio verso la disperazione

Dopo averlo costretto a entrare nella sua auto, i rapinatori iniziano un tragitto che lo porta dalla zona della stazione fino alla sua villa in via Altofonte. Durante il viaggio, l’imprenditore vive momenti di puro panico, mentre i malviventi lo terrorizzano, facendogli pressione con un oggetto che affermano essere una pistola. “Non sapevo se sarei riuscito a uscire vivo da questa situazione”, confessa.

Quando arrivano a casa, il terrore si trasforma in disperazione. Entrano nella sua camera da letto e iniziano a cercare le chiavi della cassaforte. “Sapevano esattamente dove cercare”, prosegue. I rapinatori aprono la cassaforte e svuotano tutto: 3.500 euro in contanti, quattro orologi di valore e alcuni gioielli. Ma non si fermano qui; vogliono anche aprire una seconda cassaforte.

la svolta nell’incubo

Nel frattempo, mentre i tre malviventi si preparano a spostarsi verso la casa di una zia dell’imprenditore, la situazione cambia. Approfittando della confusione, l’imprenditore riesce a indicare una falsa via di fuga ai suoi aguzzini. Questo gesto cruciale porta i rapinatori verso un vicolo cieco, dove la loro fuga viene interrotta dall’arrivo della polizia.

Allertata da una telefonata al 112, la polizia accorre sul posto. Le volanti “Calatafimi” e “Delta” iniziano a setacciare la zona. Le urla disperate dell’imprenditore attirano l’attenzione delle forze dell’ordine: “Sono qua dentro, mi hanno rapito e rapinato! Hanno preso delle armi!”. Queste parole attivano un immediato piano di intervento.

l’arresto dei rapinatori

Due dei tre rapinatori vengono arrestati sul luogo del crimine, mentre il terzo, Giovanni Giuliano, viene rintracciato poco dopo in via Sambucia grazie anche all’ausilio di un elicottero. I rapinatori, Giovanni Giuliano (59 anni), Pietro Rosone (58 anni) e Vincenzo Verducci (70 anni), sono stati identificati come i protagonisti di questa violenta rapina. La loro età e il background sollevano interrogativi sul perché abbiano scelto una via così rischiosa.

Arrestati con l’accusa di rapina aggravata e sequestro di persona, le indagini continuano per identificare eventuali complici. Questa drammatica vicenda evidenzia la vulnerabilità degli imprenditori e la crescente insicurezza in alcune aree della città.

La paura di essere vittime di atti violenti è un sentimento sempre più diffuso tra i cittadini. La domanda che molti si pongono è: quanto è sicura la nostra città? E cosa si può fare per garantire una maggiore protezione ai suoi abitanti?

Mentre l’imprenditore cerca di riprendersi da quest’esperienza traumatica, il ricordo di quei momenti di terrore rimarrà a lungo impresso nella sua mente. La speranza è che, grazie all’intervento tempestivo della polizia, situazioni del genere possano essere evitate in futuro e che la sicurezza torni a essere una priorità per le autorità locali.

Change privacy settings
×