Il 27 ottobre 2023, circa duecento persone si sono riunite davanti a Palazzo d’Oleans, sede del presidente della Regione Siciliana a Palermo, per opporsi alla costruzione di due inceneritori destinati allo smaltimento dei rifiuti nella regione. Questo evento, organizzato dal comitato Rete Sicilia Pulita, ha visto la partecipazione di numerose associazioni ambientaliste e politiche, tra cui il Partito Democratico (Pd), il Movimento 5 Stelle (M5s), Legambiente, il WWF, la Federconsumatori, la Cgil Sicilia e Zero Waste.
Antonella Leto, portavoce di Rete Sicilia Pulita, ha dichiarato: “L’obiettivo è bloccare la costruzione dei due inceneritori. Ci mobilitiamo contro una prospettiva di Sicilia che diventa il fanalino d’Europa. Gli inceneritori non sono una soluzione, ma aggravano il problema dei rifiuti, poiché non favoriscono una transizione verso l’economia circolare”. Questo sentimento ha trovato ampio consenso tra i manifestanti, i quali vedono la costruzione degli inceneritori come un passo indietro nella gestione sostenibile dei rifiuti.
La gestione dei rifiuti in Sicilia è da tempo al centro di accesi dibattiti. La regione, storicamente in difficoltà nel gestire la propria spazzatura, ha visto un aumento dei rifiuti non trattati e abbandonati. Le autorità, in cerca di soluzioni rapide, potrebbero adottare misure che non affrontano i problemi strutturali del sistema di gestione dei rifiuti. Gli esperti e gli attivisti sostengono che la costruzione di inceneritori perpetuerebbe un ciclo di produzione e smaltimento inadeguato.
Durante la manifestazione, diverse figure politiche hanno espresso il loro dissenso. Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, ha affermato che “non c’è necessità di costruire gli inceneritori”. Ha suggerito che l’aumento di impianti di trattamento microbiologico e compostaggio, insieme a un potenziamento dei centri comunali di raccolta, potrebbe offrire soluzioni più sostenibili. Barbagallo ha esortato la regione a investire in alternative che possano realmente migliorare la situazione dei rifiuti in Sicilia.
Angela Biondi, segretaria confederale della Cgil Sicilia, ha condiviso una visione simile, affermando che “la regione dovrebbe concentrarsi nel far sviluppare l’intera filiera del riutilizzo dei rifiuti”. Secondo Biondi, una gestione più efficace e sostenibile dei rifiuti non solo ridurrebbe la necessità di inceneritori, ma creerebbe anche nuovi posti di lavoro.
Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia, ha aggiunto che “è fondamentale migliorare la raccolta differenziata e realizzare centri comunali di raccolta per affrontare in modo serio il problema dei rifiuti”. La sua posizione è chiara: “Se si attua una vera politica sulla raccolta differenziata e sul riutilizzo, possiamo evitare la costruzione di questi due impianti”.
Nel corso della manifestazione, è emersa anche una preoccupazione per l’uso di fondi pubblici. Nuccio Di Paola, coordinatore del M5s, ha denunciato lo spreco di 800 milioni di euro di fondi siciliani che potrebbero essere utilizzati per sviluppare impianti necessari e sostenibili. “Il futuro è l’economia circolare”, ha affermato, sottolineando l’importanza di investire in soluzioni a lungo termine piuttosto che in progetti che potrebbero aggravare la situazione.
La manifestazione ha rappresentato un’importante occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione dei rifiuti in Sicilia e sull’importanza di adottare strategie sostenibili. La partecipazione di diverse associazioni e movimenti politici testimonia un crescente consenso attorno all’idea che la Sicilia debba evolversi verso un modello di gestione dei rifiuti più responsabile e innovativo, in linea con le migliori pratiche europee.
In questo contesto, la sfida per la Sicilia è quella di trovare un equilibrio tra le necessità immediate di smaltimento dei rifiuti e un futuro sostenibile che promuova il riutilizzo, il riciclo e la riduzione dei rifiuti stessi. La manifestazione di oggi rappresenta solo l’inizio di un movimento più ampio e di una crescente consapevolezza che gli inceneritori non devono essere la risposta alla crisi dei rifiuti.
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