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PostePay, tanti la chiudono: adesso c’è il rischio di pignoramento

Cresce il numero di persone che stanno chiudendo la PostePay, ecco il motivo per cui tanti prendono questa decisione.

Essere in possesso di una carta prepagata, da affiancare a bancomat e carte di credito, può essere davvero molto utile, non a caso sono in tanti ad averne almeno una. Fino a qualche tempo fa un servizio simile veniva proposto esclusivamente dalle Poste, che offriva la PostePay a chi ne faceva richiesta, pur avendo un conto corrente presso la banca.

La PostePay può essere un’alternativa al bancomat – Foto: Arabonormannaunesco.it

Negli ultimi anni, però, praticamente tutti gli istituti di credito, consapevoli di quanto possa essere provvidenziale per molti utenti, offrono un analogo servizio, spesso in modo totalmente gratuito. Si tratta di una soluzione davvero congeniale soprattutto per chi ama fare acquisti online e desidera agire in tutta sicurezza. Inevitabilmente, questo sta spingendo molte persone a chiudere quella che utilizzavano precedentemente.

Perché chiudere ora la PostePay?

Tessere come la PostePay in genere hanno durata intorno ai quattro-cinque anni, per questo raramente ci si preoccupa se la si usa poco, magari perché si ha a disposizione qualcosa di simile proposto dalla banca. Male che andasse, si arriva alla scadenza naturale sapendo di non dover fare alcuna comunicazione alle Poste.

Nell’ultimo periodo, però, questo modo di agire sta cambiando e per un motivo ben preciso. I problemi possono sorgere se qualcuno dovesse vantare un credito nei confronti dell’intestatario.

La PostePay rientra tra i beni dell’intestatario – Foto: ANSA – Arabonrmannaunesco.it

Ci può essere infatti il rischio di pignoramento mettendo in atto quella che può essere definita “espropriazione forzata”, che parte proprio attraverso il pignoramento di tutti i beni intestatati al debitore. La persona interessata deve ovviamente essere informata. Secondo quanto stabilito dall’articolo 479 del c.p.c. è necessario prima notificare il titolo esecutivo, che è l’atto da cui risulta un diritto di credito certo, liquido ed esigibile, in base al quale si può avviare l’esecuzione forzata (ne sono esempio un decreto ingiuntivo o una sentenza). Fatto questo, sulla base dell’articolo 480 del c.p.c., è la volta del precetto, ovvero l’atto con cui il creditore intima al debitore di adempiere l’obbligo risultante dal titolo esecutivo entro un certo termine (non minore di 10 giorni), in caso contrario si procederà con l’esecuzione forzata.

L’espropriazione forzata può essere immobiliare o mobiliare, a seconda di quanto risulta intestato alla persona che ha debiti. Una volta portato a termine il pignoramento, il debitore non ha la possibilità di cedere in alcun modo i suoi beni. Tra gli oggetti che possono essere oggetto di pignoramento c’è appunto anche la PostePay, anche se il riferimento è ovviamente alla cifra che è stata depositata. Si può agire in questo modo anche se alla tessera non è associato alcun codice IBAN, come avviene con alcuni modelli.

Ilaria Macchi

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