Permessi di lavoro per il lutto: non farti fregare, come sfruttarli al massimo

La legge consente di usufruire di permessi lavorativi per lutto, da sfruttare secondo condizioni ben precise. Ecco come fare.

A ognuno di noi è capitato di perdere una persona cara e di dover sostenere un forte dolore, non necessariamente legato al grado di parentela. In casi simili è però altrettanto importante occuparsi di una serie di incombenze, specialmente se si tratta di qualcuno appartenente alla propria famiglia, da gestire in prima persona, dalla comunicazione dell’accaduto all’organizzazione dei funerali.

permessi lavorativi per lutto come fare
Perdere una persona cara genera sempre grande dolore – Foto: Arabonormannaunesco.it

Portare avanti i propri doveri può essere difficile per molti, anche per chi solitamente ha un carattere forte e riesce a gestire sempre tutto o quasi. In casi simili staccare almeno per qualche giorno può essere davvero fondamentale, anche se il dispiacere potrebbe esserci ancora nonostante il trascorrere del tempo. Non tutti lo sanno, ma in casi simili è possibile usufruire di permessi lavorativi per lutto, da concordare con la propria azienda secondo regole ben precise.

Permessi lavorativi per lutto: le regole da seguire

Quando si perde una persona cara è facile non riuscire ad avere la forza di recarsi in azienda, vuoi per le varie incombenze da gestire, vuoi per il dispiacere, che per alcuni può essere davvero forte. La legge tutela chi si trova in questa situazione e consente di usufruire di una serie di permessi lavorativi per lutto, in accordo con il datore di lavoro.

Si tratta di un’agevolazione prevista per tutti i lavoratori dipendenti in caso di decesso o grave infermità di un familiare. Questi sono esclusi dai conteggi relativi a quanto maturato mensilmente (ferie, permessi e ROL). Gli unici a non averne diritto sono i lavoratori titolari di rapporti di lavoro non subordinato, come ad esempio i collaboratori coordinati e continuativi e i tirocinanti.

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I permessi lavorativi devono essere concordati con l’azienda – Foto: Arabonormannaunesco.it

Non si tratta ovviamente di una possibilità valida a priori, ma che dipende dal grado di parentela con la persona scomparsa. I permessi lavorativi per lutto sono infatti disponibili in caso di morte di coniuge (anche se legalmente separato, o parte dell’unione civile), parente entro il 2° grado (anche non convivente, in linea retta o collaterale), soggetti che fanno parte della famiglia anagrafica. In queste categorie rientrano così coniuge, figli, fratelli e sorelle, genitori, nonni, nipoti (figli dei figli) e non spettano per gli affini, ovvero per i parenti del coniuge, come il suocero o la suocera, oppure il nonno o la nonna del coniuge.

Chi si trova in questa situazione può assentarsi dal lavoro per tre giorni all’anno. E’ bene quindi prestare attenzione a cosa si è fatto precedentemente se non si vuole incorrere in problemi: chi ha infatti ottenuto, ad esempio, due giorni di permesso per una grave infermità del coniuge, potrà non presentarsi al lavoro solo per un giorno nello stesso anno se dovesse morire. Non sono compresi nel conteggio i giorni festivi e non lavorativi: chi fa la richiesta il venerdì potrà quindi tornare il mercoledì (sabato e domenica non vengono tenuti presenti).

I permessi lavorativi per lutto vengono pagati come una normale giornata lavorativa, per questo valgono anche ai fini della maturazione di ferie e permessi, mensilità aggiuntive (tredicesima), trattamento di fine rapporto. Sia i permessi sia un’eventuale riduzione di orario devono però essere sfruttati entro un tempo massimo di sette giorni dal decesso. La richiesta può essere accolta dopo avere presentato certificato di morte rilasciato dal Comune in cui è avvenuto il decesso o dichiarazione sostitutiva.

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