Il blu è un colore sconfinato, naturale e introspettivo: ecco la chiave di lettura di questo colore, i cui significati però cambiano da cultura a cultura
In inglese la parola “blue”, oltre che indicare il colore, è sinonimo di “triste” o, per essere più precisi, di “sconsolato”.
Per questo il terzo lunedì di ogni anno in America si chiama Blue Monday quello che gli americani – spinti come sempre dal marketing delle emozioni – ci hanno detto essere il giorno più triste dell’anno.
Ma perché il colore blu è spesso associato a questa emozione negativa e scoraggiante? Dal periodo artistico nostalgico di Picasso al personaggio di “Inside Out” (Pixar, 2015), ecco una breve storia del colore blu.
È universalmente riconosciuto ormai che certi colori possano evocare stati d’animo e sentimenti diversi, e alcune ricerche hanno supportato l’idea che i colori possano avere effetti psicologici.
Il blu è un colore che si trova spesso in natura, come l’azzurro pallido di un cielo diurno o il blu ricco e scuro di uno specchio d’acqua profondo.
È per questo motivo, forse, che le persone descrivono spesso il colore blu come calmo e sereno. Tuttavia, in quanto colore freddo, il blu può talvolta sembrare gelido e distante.
Da un recente sondaggio condotto in 10 Paesi è emerso che il blu è il “colore preferito” dalle persone di tutto il mondo, con gli uomini che lo preferiscono più spesso delle donne (rispettivamente il 40% contro il 24% tra i soggetti degli Stati Uniti). Questo, tuttavia, non esclude il suo legame ricorrente con emozioni negative, come la tristezza.
La psicologia del colore ci dice molto sugli effetti che certi colori possono avere sull’umore, sulle emozioni e sui comportamenti di una persona. Ecco cosa sappiamo circa la psicologia del blu:
Le sensazioni evocate da alcuni colori non sono necessariamente universali. Le differenze culturali a volte giocano un ruolo nel modo in cui le persone percepiscono i colori. Secondo una ricerca, ecco cosa significa il colore blu in diverse aree del mondo:
L’associazione del colore blu alla tristezza deriva probabilmente da una combinazione di fattori culturali e linguistici. Nella letteratura e nell’arte, il blu è spesso usato per trasmettere sentimenti di tristezza, malinconia e disperazione.
Ad esempio, l’espressione “sentirsi blu” è comunemente usata per descrivere la tristezza o l’abbattimento. Ma anche il genere musicale “blues” – termine che viene dal modo di dire “to have the blue devils” – indica una corrente nata nelle comunità afroamericane e che spesso tratta temi di difficoltà e sofferenza.
In molte culture, il blu è anche associato al cielo e all’oceano, che possono essere visti come vasti e vuoti, evocando potenzialmente sentimenti di solitudine e isolamento. Inoltre, il colore blu è spesso associato alla freddezza e alla distanza, il che può contribuire alla sua associazione con la tristezza.
O, quantomeno, alla paura di questo suo essere “sconfinato” come colore.
Mentre il rosso, caldo e accogliente, è legato all’amore e alla passione, il blu assume connotazioni più distanti e riflessive. La sua freddezza visiva sembra echeggiare la solitudine e la malinconia.
Nel corso della storia dell’arte, numerosi artisti hanno utilizzato il blu per esprimere sensazioni di tristezza e melanconia.
Un esempio emblematico è il dipinto “Notte Stellata” di Vincent van Gogh, dove il blu profondo del cielo notturno evoca un senso di infinità e, al contempo, di isolamento.
Anche Pablo Picasso ha sfruttato il blu nei suoi periodi più introspettivi, contribuendo a solidificare l’associazione tra questo colore e gli stati d’animo più intrinsecamente complicati e pensierosi.
Anche nel cinema, un’altra arte visiva, il blu è spesso utilizzato per creare atmosfere cariche di emozioni pesanti e tendenzialmente negative.
L’illuminazione bluastre in scene di tristezza o solitudine è diventata una tecnica visiva consolidata. Film come “Il Grande Gatsby” o “Blade Runner” fanno un ampio uso del blu per amplificare l’emozione e immergere lo spettatore in una profonda riflessione.
Vale la pena, tuttavia, notare che l’associazione del blu con la tristezza non è universale e può variare a seconda delle culture e dei contesti. Alcune culture, come sopra menzionato, possono associare il colore blu a significati positivi come la fiducia e la lealtà.
È inoltre importante ricordare che gli effetti psicologici dei colori sono complessi e possono variare in base a fattori individuali e culturali, oltre che al contesto specifico in cui un colore viene utilizzato. Pertanto, nonostante nel mondo Occidentale questa associazione sia ricorrente, non è esatto affermare che il blu sia legato esclusivamente alla tristezza.
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