Daniel Pennac, scrittore francese di fama internazionale, ha conquistato il panorama letterario con la sua abilità di intrecciare narrazioni vivaci e personaggi memorabili. Con il suo ultimo romanzo, “Il mio assassino”, edito da Feltrinelli, Pennac ci offre una nuova avventura nel mondo dei Malaussène, ma, come lui stesso sottolinea, è principalmente un libro sull’amicizia. Presentato durante Bookcity a Milano, il romanzo rappresenta un tributo alle persone che hanno segnato la sua vita e la sua carriera.
Il protagonista di “Il mio assassino” è Nonnino, un giovane di soli quattordici anni che si avventura nel mondo del crimine. Pennac, con il suo stile inconfondibile, ci guida attraverso i primi passi di questo ragazzo che si trasforma in un ricattatore abilissimo. La narrazione non è solo un racconto di avventure, ma un viaggio attraverso ricordi e relazioni che hanno influenzato la sua scrittura. Durante il processo creativo, Pennac ha utilizzato molte delle persone a lui care come ispirazione per i personaggi, rendendo così omaggio a coloro che non ci sono più.
Nato a Casablanca nel 1944 e cresciuto a Belleville, un quartiere parigino ricco di culture e storie, Pennac ha sempre trovato nella sua comunità una fonte inesauribile di ispirazione. “Ci sono arrivato nel 1969 e ci abito ancora”, racconta l’autore, riflettendo sull’evoluzione di Belleville, un tempo cuore pulsante di artigiani e ora un crocevia di culture diverse. Questa multietnicità si riflette nei suoi scritti, dove i personaggi rappresentano una società complessa e variegata. La sua scrittura celebra la vita quotidiana, i piccoli drammi e le grandi gioie che caratterizzano l’esistenza umana.
A 79 anni, Pennac continua a scrivere con la freschezza e l’entusiasmo di un giovane autore. Nel suo lavoro, esplora non solo le dinamiche interpersonali, ma anche il contesto sociale e culturale in cui i suoi personaggi si muovono. “La letteratura non deve necessariamente essere impegnata”, afferma. “Io scrivo storie, e la mia popolarità è legata a come queste storie vengono percepite dai lettori”. Secondo lui, l’interpretazione politica di un romanzo dipende più dai lettori che dall’autore stesso. In un’epoca in cui il mondo sembra sempre più diviso, Pennac invita a riflettere sul potere delle storie di unire le persone, al di là delle loro differenze.
In “Il mio assassino”, Pennac affronta tematiche universali come l’amicizia e il senso di comunità. La sua penna riesce a dare vita a personaggi che, pur vivendo in contesti difficili, esprimono una profondità umana che risuona con il lettore. “Questo libro è un modo per passare del tempo con i miei amici scomparsi”, spiega, evidenziando il legame affettivo che ha con i suoi personaggi.
La saga dei Malaussène, iniziata nel 1985 con “Il paradiso degli orchi”, ha segnato un’epoca. Benjamin Malaussène, capofamiglia e “capro espiratorio”, è diventato un simbolo di un’intera generazione, rappresentando le sfide e le contraddizioni della vita moderna. Pennac non ha intenzione di continuare questa serie, affermando che “Capolinea Malaussène” rappresenta la conclusione di quel capitolo. Tuttavia, il suo nuovo lavoro dimostra che la narrativa può evolversi, pur mantenendo un forte legame con il passato.
L’approccio di Pennac alla scrittura è caratterizzato da un’attenta osservazione della realtà e da un profondo rispetto per le storie degli altri. È un narratore capace di rendere le esperienze quotidiane straordinarie. La sua abilità nel creare mondi ricchi di dettagli e personaggi vividi lo rende uno scrittore amato da lettori di tutte le età. In un’epoca in cui la letteratura sembra spesso relegata a nicchie specifiche, Pennac si distingue per la sua capacità di parlare a tutti, offrendo nuove prospettive su temi tanto contemporanei quanto universali.
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