La vicenda giudiziaria che coinvolge il sindaco di Paternò, Nino Naso, e l’ex assessore Salvatore Comis ha acceso i riflettori su un preoccupante intreccio tra mafia e politica. Entrambi i politici, coinvolti nell’inchiesta Athena, hanno scelto di optare per il giudizio immediato, distaccandosi così dal resto dei 49 indagati. Questo processo ha messo in evidenza le ombre che si addensano sulle elezioni amministrative del 2022, sollevando interrogativi inquietanti sulle modalità di accesso al potere politico in contesti dove la criminalità organizzata cerca di infiltrarsi nelle istituzioni.
Il giudizio immediato rappresenta un’arma a doppio taglio: consente di saltare l’udienza preliminare, ma implica anche una scelta strategica da parte della difesa. L’avvocato Liotta, legale di Comis, ha chiarito che questa decisione è stata presa per garantire una difesa più completa. Ha affermato: “Riteniamo che l’udienza preliminare e il rito abbreviato non ci avrebbero permesso di svolgere la nostra difesa compiutamente”. Questo evidenzia l’importanza di poter ascoltare testimoni e analizzare intercettazioni, elementi fondamentali per costruire una linea difensiva robusta.
Il processo, previsto per settembre 2025, vedrà Naso e Comis rispondere di accuse gravi, tra cui il voto di scambio politico-mafioso. Secondo le ricostruzioni dell’accusa, entrambi avrebbero cercato l’appoggio del clan Laudani, contattando personaggi come Vincenzo Morabito e Natale Benvenga per ottenere sostegno alle loro campagne elettorali. Questo scenario mette in luce la preoccupante realtà delle elezioni amministrative del 2022 a Paternò, che non rappresentano un caso isolato, ma si inseriscono in un panorama più ampio in cui la criminalità organizzata continua a cercare di esercitare il suo potere.
Nell’ambito dell’inchiesta, è emerso un particolare allarmante: Naso sarebbe stato pronto a garantire l’assunzione di due persone in una ditta coinvolta nel servizio di smaltimento rifiuti a Paternò. Questo aspetto evidenzia come i legami tra mafia e politica possano tradursi in favori concreti. Dall’altra parte, si sostiene che Comis, già attivo politicamente prima delle elezioni, non fosse un mero strumento nelle mani del clan, ma avesse costruito la sua carriera attraverso un percorso politico consolidato.
Il prossimo passo del procedimento giudiziario sarà l’udienza della Cassazione prevista per gennaio, dove si discuteranno gli arresti domiciliari richiesti dalla Procura di Catania per Naso, Comis e altri imputati. Questo momento potrebbe rivelarsi cruciale nel determinare non solo la libertà personale dei due politici, ma anche il futuro della loro carriera e la percezione della giustizia nella lotta contro le infiltrazioni mafiose.
In conclusione, la vicenda di Paternò rappresenta un microcosmo delle sfide che l’Italia deve affrontare nella lotta contro la mafia. La connessione tra politica e criminalità organizzata non è solo un problema locale, ma un tema di rilevanza nazionale. La società civile, gli attori politici e le forze dell’ordine devono lavorare insieme per costruire un sistema in cui la legalità prevalga e la popolazione possa avere fiducia nei propri rappresentanti.
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