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Nostalgia anticapitalista in ‘tornando a est’ di guenzi

Il cinema italiano continua a esplorare tematiche profonde e attuali, e “Tornando a Est”, diretto da Antonio Pisu e distribuito da Plaion Pictures dal 13 febbraio, non fa eccezione. Questo film, che rappresenta il seguito di “Est – Dittatura Last Minute”, ci riporta nel 1991, un anno cruciale per la storia dell’Europa, quando il muro di Berlino era stato appena abbattuto e il continente si trovava in una fase di transizione e speranza. Attraverso il viaggio di tre amici – Pago (Matteo Gatta), Rice (Lodo Guenzi) e Bibi (Jacopo Costantini) – il film esplora non solo il cambiamento politico ed economico, ma anche un’idea di perdita e disillusione legata a ideali e valori che sembravano ormai scomparsi.

La storia si sviluppa attorno all’idea di un’amicizia che ha resistito nonostante le tempeste del tempo. Dopo le esperienze vissute in Romania, i protagonisti sono tornati a Cesena, ma il richiamo dell’Est li attira nuovamente. Bibi, in particolare, è motivato dal desiderio di incontrare Yuliya, una ragazza bulgara con cui ha instaurato una relazione epistolare. Questo viaggio diventa l’occasione per confrontarsi con una realtà ben diversa da quella sognata. Arrivati a Sofia, i tre amici si trovano di fronte a un mondo che non corrisponde alle loro aspettative: una delusione che segna profondamente il percorso narrativo del film.

Un viaggio tra risate e riflessioni

L’elemento comico, che solitamente caratterizza i road-movie, qui si intreccia con un sottotesto di critica sociale e politica. Rice, in un momento di profonda riflessione, esprime un’amara verità: “Credevamo che veniva giù un muro e cambiava anche l’Europa, cambiavamo noi, ma niente”. Questa frase racchiude in sé la frustrazione di una generazione che ha vissuto il crollo delle ideologie senza trovare un’alternativa concreta, un tema che Guenzi ha richiamato in diverse interviste.

Parlando con l’ANSA, Lodo Guenzi ha evidenziato che non si tratta tanto di una nostalgia per le ideologie del passato, quanto di un sentimento di mancanza di alternative in un mondo che sembra sempre più omogeneo e dominato dal capitalismo. “Oggi l’Occidente è piallato sotto i dettami del capitalismo”, afferma, sottolineando come il mercato, con la sua presunta autoregolamentazione, diventi l’unico punto di riferimento per la società contemporanea. L’artista sottolinea come, in un contesto del genere, l’idea di una società con un’alternativa al modello unico di sviluppo sia diventata quasi un miraggio.

Riflessioni sul viaggio e sulle aspettative

Guenzi fa un confronto interessante: per molti giovani oggi, l’idea di un viaggio che possa cambiare la vita è associata a destinazioni esotiche come il Nepal, piuttosto che all’Europa dell’Est. Questo porta a riflessioni più ampie sulla percezione del contesto europeo contemporaneo, dove i sogni di libertà e di cambiamento sono stati sostituiti da una realtà dominata dal consumismo e dall’individualismo.

Allo stesso tempo, “Tornando a Est” riesce a mantenere un tono di leggerezza e umorismo, nonostante le sue riflessioni profondamente critiche. La dinamica tra i tre protagonisti offre momenti di comicità che rendono il film accessibile e coinvolgente, permettendo al pubblico di ridere e riflettere al contempo. Le avventure che vivono, dall’essere scambiati per spie internazionali al coinvolgimento in traffici illeciti, diventano metafore di una gioventù che cerca il proprio posto in un mondo in rapida evoluzione.

La ricerca di un senso di comunità

La bellezza del film risiede nella sua capacità di raccontare una storia universale, quella di una generazione in cerca di risposte, di un’identità e di un significato. La nostalgia di Guenzi non è una mera rimembranza del passato, ma piuttosto un richiamo a ripensare il presente e a immaginare un futuro alternativo, lontano dalla superficialità del consumismo. La ricerca di un senso di comunità, di amicizia e di impegno collettivo emerge come una necessità sempre più urgente in un’epoca segnata dalla solitudine e dall’isolamento.

“Tornando a Est” non è solo un viaggio fisico verso una terra lontana, ma un percorso interiore che invita a riflettere su ciò che è stato e su ciò che potrebbe essere. La nostalgia non è solo per un’epoca passata, ma per un ideale di solidarietà e di lotta che sembra essersi affievolito nel tempo. In questo senso, il film di Pisu riesce a toccare le corde più profonde del cuore umano, richiamando alla memoria un’epoca in cui il mondo sembrava avere più possibilità e speranze.

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