Michela Giachetta, giornalista e scrittrice bolognese, ha intrapreso un viaggio profondo e complesso nel mondo degli uomini autori di violenza. Il suo libro, “I mostri non esistono. All’origine della violenza di genere”, pubblicato da Fandango, rappresenta non solo un’opera di ricerca, ma anche un tentativo di comprendere le radici della violenza maschile, senza mai giustificarla. Giachetta, nata nel 1978, ha deciso di “mettere le scarpe comode” e di uscire sul campo, visitando i Centri per gli uomini autori di violenza (Cuav) presenti in Italia. Questi centri, in crescita negli ultimi anni, si sono rivelati cruciali nella lotta contro la violenza di genere.
Nel 2022, ci sono stati 94 Cuav in Italia, operanti in modo eterogeneo sul territorio, con una gestione per l’86% da parte di enti no profit e il restante 14% da enti pubblici. I dati sono impressionanti: nel 2022, ben 4174 uomini hanno intrapreso un percorso di recupero in questi centri, spesso su consiglio di avvocati o inviati dalle autorità giudiziarie. Ogni percorso dura circa un anno e si propone di affrontare la violenza commessa, analizzando le storie personali di questi uomini e cercando di interrompere i comportamenti violenti. L’analisi dei dati sulla violenza di genere è allarmante: nel 2022, quasi 89.000 donne sono state vittime di omicidio, e in Italia nel 2023 sono state registrate 120 vittime, molte delle quali in contesti familiari.
Il viaggio di Michela Giachetta inizia a Modena, presso il Centro Liberiamoci dalla violenza, il primo centro pubblico in Italia dedicato a questi uomini. Monica Dotti, sociologa e coordinatrice del centro, sottolinea l’importanza di lavorare per il benessere delle donne e dei bambini, affermando che l’obiettivo finale del lavoro con questi uomini è proprio la protezione delle vittime di violenza. I centri accolgono solo uomini che non presentano malattie mentali o tossicodipendenze, focalizzandosi su quelli che vengono definiti “normali” violenti. Questo aspetto è fondamentale: la violenza non è necessariamente legata a disturbi psichiatrici, ma è spesso il risultato di una cultura patriarcale e di dinamiche relazionali tossiche.
Durante la sua ricerca, Giachetta incontra uomini che, pur minimizzando le loro azioni, esprimono un desiderio di evoluzione. Questi individui partecipano a incontri di valutazione, seguiti da sessioni in piccoli gruppi dove le loro esperienze vengono analizzate. Qui si discutono tecniche per interrompere i comportamenti violenti, cercando di affrontare pregiudizi e stigma che spesso circondano queste problematiche. Tuttavia, l’autrice evidenzia che ci sono criticità significative nel monitoraggio dei risultati di questi percorsi. Spesso mancano dati chiari e aggiornati su cosa accade agli uomini dopo che hanno completato il loro iter nei centri, rendendo difficile valutarne l’efficacia nel lungo termine.
La spinta emotiva che ha portato Giachetta a intraprendere questa ricerca è stata, in parte, l’omicidio di Giulia Tramontano, un caso che ha scosso l’opinione pubblica e ha riacceso il dibattito sulla violenza di genere in Italia. La necessità di fermare la violenza passa attraverso la comprensione del comportamento degli uomini violenti e dei fattori che li portano a commettere atti di violenza. Giachetta, con il suo approccio analitico e umano, cerca di dare voce a una realtà complessa, spesso trascurata e stigmatizzata.
Le sue interviste e le sue osservazioni nei centri rivelano una varietà di esperienze: alcuni uomini mostrano una sincera volontà di cambiare, mentre altri sembrano ancora intrappolati in una mentalità violenta. Questi incontri sono un viaggio non solo per gli uomini coinvolti, ma anche per Giachetta, che si pone domande fondamentali sulla natura della violenza e sulla possibilità di un vero cambiamento.
La questione della violenza di genere è una problematica che riguarda tutta la società, non solo le vittime, ma anche gli autori. Comprendere le dinamiche che portano alla violenza è essenziale per affrontare il problema in modo efficace e per costruire un futuro in cui la violenza non sia più un’opzione. Il lavoro di Michela Giachetta, dunque, si inserisce in un contesto più ampio di riflessione e azione necessaria per combattere questa piaga sociale e per promuovere una cultura di rispetto e parità.
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