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Miceli svela il mistero: il delitto di piersanti mattarella e l’intesa dc-pci

Il 6 gennaio 1980, un tragico evento ha segnato profondamente la storia della Sicilia e dell’Italia intera: l’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana. A più di quarant’anni di distanza, il suo assassinio continua a essere oggetto di riflessioni e analisi da parte di storici e studiosi. Emilio Miceli, presidente del Centro studi Pio La Torre, ha recentemente offerto una prospettiva interessante sull’accaduto, sostenendo che l’omicidio di Mattarella rientra in un contesto più ampio di delitti politici, volti a mantenere un equilibrio di potere in un’Italia in fermento.

un omicidio che segna la storia

Miceli sottolinea che l’assassinio di Mattarella non è un caso isolato, ma si inserisce in una scia di violenza che ha caratterizzato la storia italiana, a partire dalla liberazione dal nazi-fascismo. “L’Italia è l’unico paese europeo a essere stato accompagnato da una lunga scia di stragi”, afferma Miceli, evidenziando come eventi tragici come l’omicidio di Giacomo Matteotti, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, e le stragi di Portella della Ginestra, di Falcone e Borsellino, abbiano avuto l’obiettivo di destabilizzare gli equilibri politici e sociali.

Piersanti Mattarella, figura di spicco della Democrazia Cristiana (Dc) siciliana, si era distinto per il suo impegno nel promuovere un dialogo e una possibile alleanza tra la Dc e il Partito Comunista Italiano (Pci). Questa intesa, avviata da Aldo Moro, mirava a sbloccare il processo democratico del paese, che si trovava in una fase di crisi profonda, segnata dall’instabilità politica e dalla crescente influenza della mafia. Mattarella rappresentava una nuova visione di politica, una Sicilia che sfidava il potere mafioso e il sistema clientelare radicato nella regione.

il contesto siciliano

Miceli ricorda che la leadership di Mattarella era particolarmente significativa in un periodo in cui l’alleanza Dc-Pci era vista con sospetto da molti settori conservatori e reazionari del paese. “Moro, ucciso dalle Brigate Rosse, e Mattarella, assassinato per la sua volontà di proseguire nella politica di intesa con il Pci, sono entrambi simboli di una lotta contro le forze oscure che cercavano di mantenere il controllo sull’Italia”, scrive Miceli. Entrambi rappresentavano una speranza per un futuro di dialogo e collaborazione tra le forze politiche, una speranza che venne spezzata dalla violenza.

Il contesto siciliano dell’epoca non può essere sottovalutato. La mafia esercitava un potere pervasivo, e le istituzioni erano spesso infiltrate da legami collusivi con il crimine organizzato. Mattarella, con la sua visione progressista, rappresentava una minaccia per questo sistema consolidato. La sua elezione come presidente della Regione Siciliana era vista come un segno di speranza per una nuova Sicilia, libera dalla morsa della mafia e capace di guardare al futuro con rinnovata fiducia.

l’eredità di pier santi mattarella

Miceli, riflettendo sul destino di Mattarella, esprime un forte rimpianto per una classe dirigente che non esiste più. “Colpirono un uomo e la speranza per una nuova idea di Sicilia che quell’uomo aveva rappresentato”, afferma. La perdita di Mattarella non fu solo la scomparsa di un politico, ma di un’idea di una Sicilia diversa, capace di rinascere e di liberarsi delle catene del passato.

In questo contesto, non possiamo ignorare l’eredità lasciata da Piersanti Mattarella. La sua figura continua a ispirare le generazioni future nella lotta contro la mafia e per una politica più giusta e inclusiva. La sua vita e la sua morte sono un richiamo alla responsabilità di tutti nel costruire una società più equa, che non tolleri il compromesso con il potere mafioso e che promuova i valori della democrazia e della giustizia.

In conclusione, l’omicidio di Piersanti Mattarella deve essere visto come un momento cruciale della storia italiana, un atto che segnò non solo la fine di una vita, ma anche la perdita di un’opportunità per il paese di intraprendere un cammino di rinnovamento e di cambiamento. La riflessione di Miceli ci invita a ricordare e a interrogare il nostro passato, affinché non si ripetano gli stessi errori e affinché il sacrificio di uomini come Mattarella non sia vano.

Antonella Romano

Sono una redattrice innamorata della Sicilia, e in particolare della mia Palermo. Fin da piccola, ho respirato l'aria vibrante di questa terra ricca di storia, cultura e tradizioni. Ogni vicolo di Palermo racconta storie antiche, e io non mi stanco mai di scoprirle e condividerle. Mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università di Palermo, dove ho approfondito il mio amore per la scrittura e la narrazione. Dopo gli studi, ho avuto l'opportunità di collaborare con diverse testate giornalistiche e riviste locali, scrivendo articoli che esplorano le meraviglie artistiche, culinarie e naturalistiche della nostra isola. La mia vera passione, tuttavia, è raccontare la vita quotidiana della Sicilia e i suoi abitanti straordinari. Cerco di portare i lettori in un viaggio virtuale tra mercati colorati, spiagge dorate e festival affollati, sperando di trasmettere l'unicità e la bellezza di questa terra. Quando non sono dietro alla tastiera, mi piace camminare lungo la costa, visitare i mercati locali e assaporare piatti tradizionali cucinati con amore. Ogni giorno in Sicilia offre l'opportunità di scoprire qualcosa di nuovo e inaspettato, e non vedo l'ora di condividere queste esperienze con voi. Seguitemi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, esplorando insieme cultura, sapori e tradizioni che rendono questa terra davvero speciale. Grazie per essere qui e per la vostra curiosità. Spero che attraverso le mie parole possiate innamorarvi della Sicilia tanto quanto lo sono io!

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