La recente cattura di Matteo Messina Denaro, uno dei boss mafiosi più ricercati d’Italia, ha riacceso l’attenzione su un tema di grande rilevanza: le latitanze nella storia della criminalità organizzata. Durante la presentazione del libro “I diari del boss” di Lirio Abbate, tenutasi al teatro Selinus di Castelvetrano, Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ha messo in evidenza come la latitanza di Messina Denaro non sia un fenomeno isolato, ma parte di una storia più ampia e complessa. Negli ultimi trent’anni, diversi boss mafiosi sono riusciti a rimanere nascosti per lunghi periodi, rivelando le profonde complicità che esistono non solo in Sicilia, ma anche a livelli più alti.
La storia delle latitanze mafiose
La latitanza di Messina Denaro è solo un capitolo di un fenomeno più vasto. Alcuni dei casi più significativi includono:
- Bernardo Provenzano: latitante dal 1963, catturato nel 2006 dopo oltre 40 anni di fuga.
- Totò Riina: rimase nascosto per anni prima di essere arrestato nel 1993.
- Vittorio Mangano: latitante per decenni, simbolo di come la mafia riesca a mantenere reti di protezione.
Questi esempi sollevano interrogativi su come la mafia riesca a mantenere le proprie strutture di potere e protezione, non solo all’interno delle comunità locali, ma anche in ambiti istituzionali.
La cultura dell’omertà
Don Ciotti ha affermato che “la latitanza di Messina Denaro è emblematica di un sistema che ha radici profonde e ramificazioni estese”. Questa affermazione sottolinea la necessità di un’analisi critica dei fenomeni mafiosi, che vanno oltre la semplice cattura di un boss. La mafia si nutre di una cultura di omertà e complicità, rendendo difficile l’azione delle forze dell’ordine. È fondamentale riconoscere che la lotta contro la mafia deve affrontare non solo il crimine, ma anche la mentalità che lo sostiene.
Donne e mafia: un legame invisibile
Un aspetto particolarmente interessante del libro è la predominanza di figure femminili nei diari di Messina Denaro. Solo due uomini compaiono tra le pagine, suggerendo che la vita del boss è intrinsecamente legata alle donne che lo circondano. Le donne nella mafia, che possono essere madri, mogli o collaboratrici, svolgono ruoli cruciali, spesso invisibili, ma fondamentali per il funzionamento dell’organizzazione. Questa riflessione invita a considerare il ruolo attivo e strategico delle donne nel perpetuare il potere mafioso.
La cattura di Messina Denaro rappresenta un passo importante nella lotta contro la mafia, ma non deve far dimenticare che il problema è complesso e radicato. La mafia prospera in un terreno di silenzio e paura, e solo attraverso una mobilitazione collettiva e una chiara denuncia delle complicità si può sperare di sradicare questo fenomeno. La presentazione del libro di Lirio Abbate è stata un’occasione per riflettere su questi temi e rinnovare l’impegno nella lotta contro le mafie, affinché la sicurezza e la legalità non siano mai date per scontate in un contesto così complesso come quello italiano.