Il 14 novembre 2023, un’importante operazione della Polizia di Stato ha fatto luce su un caso emblematico di mafia ad Adrano, un comune situato nella provincia di Catania. L’operazione, denominata Meteora, ha portato all’arresto di 18 individui e ha messo in evidenza la persistenza del clan mafioso Santangelo nel territorio, nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine. Tra i temi centrali di questa operazione vi sono l’omicidio di Nicola Ciadamidaro, un caso di lupara bianca, e la riorganizzazione del clan mafioso.
Nicola Ciadamidaro era tornato ad Adrano nel 2016 dopo aver scontato una pena detentiva. La sua vita si è interrotta tragicamente una sera di metà giugno, quando è stato rapito mentre si recava in palestra. A seguito di un’operazione orchestrata dai membri del clan Santangelo, Ciadamidaro è stato torturato e ucciso in una zona isolata della campagna. La brutalità dell’omicidio, con la decapitazione del corpo, ha suscitato scalpore e ha evidenziato la ferocia delle dinamiche mafiose locali.
Il pentito Giovanni La Rosa ha fornito dettagli cruciali riguardanti l’omicidio. Durante un interrogatorio nel dicembre 2019, ha rivelato che il delitto di Ciadamidaro era stato commissionato dai vertici del clan Santangelo come vendetta per tre omicidi avvenuti a Bronte nel 2006. Questi omicidi avevano visto coinvolti membri del gruppo criminale avverso, i Liotta-Mazzone, a cui apparteneva anche Ciadamidaro. La Rosa ha fatto i nomi di alcuni esecutori materiali, tra cui Gianni Santangelo, Nicolò Rosano, Antonino Bulla e Salvatore Crimi, confermando così il collegamento diretto tra il clan e l’omicidio.
L’operazione Meteora non si è limitata a indagare sull’omicidio di Ciadamidaro. Gli investigatori hanno anche esaminato la struttura e l’organizzazione del clan Santangelo, scoprendo che, nonostante i numerosi arresti dei capi storici, il clan era riuscito a mantenere un certo grado di operatività. Toni Ugo Scarvaglieri è emerso come una figura chiave, assumendo il comando della famiglia mafiosa mentre molti dei suoi membri erano in carcere. Scarvaglieri avrebbe coordinato le attività illecite del clan e gestito i proventi di queste attività, destinati a sostenere i detenuti e le loro famiglie.
La situazione di conflitto tra i vari clan mafiosi è stata ulteriormente complicata dall’influenza del clan Mazzei, noto come “carcagnusi”. Questo gruppo, guidato da Cristian Lo Cicero, ha cercato di infiltrarsi nelle dinamiche criminali di Adrano, generando tensioni e scontri con il clan Santangelo e gli Scalisi. Le indagini hanno portato al sequestro di un arsenale di armi da fuoco, tra cui mitragliette e fucili, evidenziando la pericolosità della situazione criminale in atto.
I nomi degli arrestati durante l’operazione Meteora rappresentano un’ampia rete di affiliati al clan Santangelo e a gruppi ad esso collegati. Tra questi ci sono Antonio Bua, Antonino Bulla, Giuseppe Bulla, Salvatore Crimi e Gianni Santangelo, solo per citarne alcuni. La varietà di nomi coinvolti riflette la complessità e la diffusione della mafia nel territorio, con legami che si estendono a diversi gruppi e famiglie.
L’operazione Meteora è stata una risposta significativa da parte delle forze dell’ordine nella lotta contro la mafia, dimostrando che, nonostante la resilienza e la capacità di adattamento dei clan mafiosi, la giustizia può ancora prevalere. Gli arresti e le indagini condotte rappresentano un passo importante nella continua battaglia contro la criminalità organizzata in Sicilia, un fenomeno che ha radici profonde e che richiede un impegno costante per essere contrastato efficacemente.
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