Mafia a Paternò: il prefetto di Catania avvia un'ispezione nel Comune - ©ANSA Photo
Il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, ha recentemente disposto un accesso ispettivo al Comune di Paternò, su delega del ministro dell’Interno. Questo provvedimento mira a verificare l’eventuale sussistenza di collegamenti con la criminalità organizzata di tipo mafioso. La Commissione ispettiva ha già avviato le sue attività e, secondo il Testo unico sull’ordinamento degli Enti locali, gli accertamenti dovranno concludersi entro tre mesi, con la possibilità di una proroga di ulteriori tre mesi. Al termine di questo periodo, la Commissione presenterà le proprie conclusioni al prefetto.
Questo accesso ispettivo arriva in un contesto di crescente preoccupazione per le infiltrazioni mafiose nella vita politica e amministrativa locale. La decisione del prefetto è stata influenzata dalle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Paternò, che hanno rivelato attività illecite legate al clan Morabito. L’operazione “Athena”, avvenuta il 15 aprile 2024, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare che ha coinvolto 17 indagati in relazione a una complessa inchiesta sul clan e sulle presunte infiltrazioni mafiose nella vendita all’asta di terreni e immobili.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Catania, Ignazio Fonzo, con l’assistenza delle sostitute procuratrici Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti. Complessivamente, 49 persone sono state indagate, tra cui figure di spicco della politica locale, come il sindaco di Paternò, Antonino Naso, eletto con liste civiche nel giugno 2022.
Tra gli indagati, il sindaco Naso ha richiesto un giudizio immediato per chiarire la sua posizione. Altri indagati includono:
1. Pietro Cirino, ex consigliere comunale.
2. Salvatore Comis, ex assessore, accusato di essere l’uomo di fiducia dell’associazione mafiosa.
Le accuse riguardano il voto di scambio politico mafioso, con il clan Morabito che avrebbe garantito voti in cambio dell’assunzione di persone vicine alla cosca in un’azienda locale.
La situazione a Paternò non è un caso isolato; rappresenta un fenomeno più ampio di infiltrazione mafiosa nelle amministrazioni locali. Le inchieste come quella in corso sono fondamentali per ripristinare la legalità e la trasparenza nei processi elettorali e nella gestione della cosa pubblica. La Commissione ispettiva avrà il compito di verificare le infiltrazioni mafiose e proporre misure correttive.
Il ruolo delle istituzioni è cruciale, e la collaborazione tra forze dell’ordine, magistratura e amministrazioni locali è essenziale per combattere la mafia. La lotta contro la criminalità organizzata richiede un impegno costante e la vigilanza attenta della società civile, che deve rimanere reattiva di fronte a qualsiasi segnale di infiltrazione mafiosa.
Il caso di Paternò è un campanello d’allarme per tutta la Sicilia e per l’Italia, evidenziando la necessità di una vigilanza continua e di azioni determinate per combattere la mafia in tutte le sue forme, proteggendo così il futuro delle istituzioni democratiche e della società civile.
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