Lavoratori molto preoccupati: con la flessibilità per la pensione aumentano i requisiti, non è una buona notizia

Come potrebbe cambiare il sistema pensionistico introducendo una maggiore flessibilità? Le anticipazioni non sono del tutto positive.

Quello delle pensioni è un tema caldo del quale non è possibile fare a meno di parlare e sul quale i contribuenti dovrebbero tenere sempre alta l’attenzione. Anche se ad oggi poche novità emergono in merito alla tanto attesa grande riforma delle pensioni della quale da anni si discute, le piccole variazioni che annualmente vengono introdotte in fatto di trattamenti pensionistici anticipati, di flessibilità e di requisiti per l’accesso alla pensione possono, di volta in volta, coinvolgere decine o addirittura centinaia di migliaia di persone.

Pensioni e flessibilità, la nuova ipotesi
Nuova ipotesi di riforma delle pensioni: cosa prevede (arabonormannaunesco.it)

Attenzione dunque alla nuova ipotesi circolante in queste ore: quali sono le conseguenze dell’introduzione di una maggiore flessibilità? Non così positive come si potrebbe immaginare. Come dicevamo è presto per poter avere un quadro chiaro della prossima riforma delle pensioni. Ciò non toglie che se ne stia discutendo alacremente e ovviamente la prima problematica è quella legata alle riforme da mettere in campo per poter dare concretezza alle idee sul tavolo.

Riforma delle pensioni e maggiore flessibilità: possibili conseguenze

In queste ore, dunque, è emersa una nuova ipotesi alla quale diversi tecnici stanno lavorando e che fa seguito ad un percorso avviato dall’ex ministro Renato Brunetta. E che potrebbe prendere il posto della Quota 41 che la Lega avrebbe voluto introdurre già nel 2024 ma che, almeno per ora, non farà capolino in Italia. La proposta in questione ha un approccio differente ma non tutti la vedono di buon occhio in quanto per diversi esperti potrebbe comportare un ritorno al passato.

Pensioni e flessibilità dai 64 anni: le proposte
Per molti la nuova proposta segna un ritorno al passato (arabonormannaunesco.it)

L’idea è quella di andare ad introdurre una maggiore flessibilità di uscita, già a partire da 64 anni. Ricordiamo anzitutto che le sole novità di una certa rilevanza in fatto di pensioni introdotte negli ultimi anni sono state le misure a quota. Arrivate dopo l’introduzione di Quota 41 per i lavoratori precoci e dell’Ape sociale. Stiamo parlando di Quota 100 arrivata nel 2019 e alla quale hanno fatto seguito, rispettivamente nel 2022 e nel 2023, Quota 102 e Quota 103.

La prossima riforma potrebbe però eliminare le misure a quote puntando su una nuova struttura che miri a superare la legge Fornero guardando, allo stesso tempo, al passato. L’idea è quella di introdurre una flessibilità in uscita nel periodo compreso tra i 64 ed i 72 anni: si otterrebbero in tal modo vantaggi e svantaggi per i pensionati. Verrebbero anzitutto modificati i coefficienti passando dall’attuale schema a 16 ad uno più snello a 9 con un incremento degli importi all’aumentare dell’età di uscita. Ma per poter andare in pensione a 67 anni potrebbero essere necessari 25 anni di contributi ovvero 5 più di quanti sono oggi previsti.

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