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La serie m scatena polemiche: accuse di fascismo in arrivo

La tanto attesa serie M, in onda dal 10 gennaio su Sky e in streaming su Now, sta già suscitando dibattiti accesi e reazioni contrastanti. L’opera, basata sul bestseller di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega 2019, non è solo una rappresentazione della figura di Benito Mussolini, ma un viaggio inquietante nell’anima di un’Italia che sembra non aver mai completamente elaborato il proprio passato fascista. Interpretato da Luca Marinelli, il Duce è presentato come un personaggio seducente e carismatico, capace di attrarre e manipolare le masse, proprio come accadde quasi un secolo fa.

Un’impronta innovativa

Il regista inglese Joe Wright, noto per il suo lavoro in “L’Ora più buia”, ha voluto dare alla serie un’impronta innovativa, cercando di non cadere nella trappola del biopic tradizionale, che spesso tende a semplificare i personaggi e le loro azioni. Invece, M affronta la complessità della personalità di Mussolini e la sua ascesa al potere, invitando lo spettatore a riflettere su un tema di grande attualità: il fascino del populismo e l’abilità di alcuni leader di attrarre le masse, anche a costo di sacrificare la democrazia.

Marinelli, che ha dedicato mesi alla preparazione del suo ruolo, descrive l’esperienza di interpretare Mussolini come “spaventosa”. “Ho dovuto sospendere il giudizio per lunghi periodi”, racconta l’attore. “È stato devastante. Ho dovuto immergermi completamente nel personaggio, dal punto di vista fisico e psicologico”. La sfida, per lui, non era solo recitare la parte, ma comprendere le motivazioni di un uomo la cui ideologia ha portato a conseguenze tragiche per l’Italia e per il mondo intero.

La rottura della quarta parete

Uno degli aspetti più provocatori della serie è il modo in cui Mussolini si rivolge direttamente allo spettatore. “Vi ho adorato per vent’anni come una divinità”, afferma in un momento cruciale. “E poi mi avete odiato, ma a cosa è servito quell’odio? Siamo ancora tra voi”. Questa rottura della quarta parete è stata una scelta deliberata del team creativo, che ha voluto rendere il pubblico partecipe di un discorso che è, in fondo, una riflessione sulla responsabilità collettiva. “Mussolini chiama tutti noi”, spiegano gli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino, “e questo ci costringe a rimanere vigili”.

Un invito alla riflessione

La serie si apre con immagini forti: Mussolini appeso a Piazzale Loreto, simbolo di una fine tragica, ma subito dopo si fa un passo indietro nel tempo per esplorare le origini del fascismo. I primi anni del movimento, caratterizzati da violenza e disordini, sono messi in contrasto con la retorica seducente di Mussolini, che presenta il fascismo come una “creatura bellissima fatta di sogni e coraggio”. Questa narrazione mette in evidenza il potere della propaganda e come le parole possano influenzare le masse, un tema che risuona con forza anche ai giorni nostri.

Il produttore Lorenzo Mieli ha subito capito il potenziale del libro di Scurati, considerandolo “uno squarcio sulle radici del populismo”. La decisione di realizzare una serie così ambiziosa non è stata priva di rischi, ma Mieli crede fermamente che M rappresenti una svolta nel modo in cui l’industria audiovisiva italiana affronta temi storici e controversi. “C’è un prima e un dopo Gomorra“, afferma, “e M è un’altra tappa importante in questo percorso”.

La serie non si limita a raccontare la storia di Mussolini, ma invita alla riflessione su come la storia possa ripetersi. In un’epoca in cui il populismo sembra risorgere in molte parti del mondo, le domande sollevate da M sono più che mai rilevanti. “Che reazioni ci saranno?”, si chiede Marinelli, sottolineando che questa è una parte della nostra storia che non possiamo ignorare. La sfida lanciata dalla serie è proprio quella di confrontarci con il nostro passato, di riflettere sulle scelte fatte dai nostri antenati e su come queste possano influenzare il nostro presente e futuro.

In un contesto sociale e politico in continua evoluzione, M si propone di stimolare un dibattito necessario e urgente. La serie è un invito a guardare in faccia la nostra storia, a non dimenticare le lezioni del passato, e a rimanere vigili di fronte a chi promette cambiamenti radicali senza tener conto delle conseguenze. Con una narrazione audace e provocatoria, M si prepara a lasciare un segno indelebile nel panorama televisivo italiano e oltre.

Stefania Palenca

Da sempre nutro una forte curiosità per le vicende passate e le tracce che hanno lasciato nel nostro presente. Ho scoperto presto che nulla racconta una storia meglio dei muri di un'antica cattedrale o delle pennellate su una tela impolverata. Mi sono laureata in Storia presso l'Università di Catania, un percorso accademico che mi ha permesso di immergermi nei racconti e nei segreti di questa meravigliosa isola. Durante gli studi, ho perfezionato le mie competenze con un master in Conservazione dei Beni Culturali, comprendendo ancor di più l'importanza di preservare queste ricchezze per le generazioni future. Attraverso i miei articoli, esploro non solo i grandi siti turistici, ma anche i piccoli gioielli meno conosciuti che celano storie straordinarie e avvincenti. Porto i lettori in un viaggio attraverso l'arte e l'architettura, dall'epoca greca a quella normanna, passando per i fasti del Barocco siciliano. Quando non sono impegnata nella ricerca o nella scrittura, mi piace camminare per le vie dei centri storici, partecipare a conferenze e visitare musei e gallerie d'arte. Credo fermamente che ogni pietra, ogni dipinto e ogni edificio abbia una storia da raccontare, ed è mio compito dare voce a queste storie. Vi invito a seguirmi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, scoprendo insieme le meraviglie artistiche e architettoniche che hanno modellato la nostra identità culturale

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