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La scuola italiana tra precarietà e obsolescenza, l’allerta di pacifico (anief)

La situazione della scuola italiana è attualmente al centro di un acceso dibattito, con molteplici voci che si alzano per evidenziare le problematiche strutturali e organizzative del sistema educativo. Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, il sindacato della scuola che conta circa 70.000 iscritti, si distingue per la sua attività di advocacy a favore dei diritti dei lavoratori del settore. Secondo Pacifico, la scuola italiana è caratterizzata da un’evidente precarietà e da un’età media dei docenti che la rende una delle più “vecchie” al mondo.

il precariato nella scuola italiana

Pacifico sottolinea che il precariato è un fenomeno endemico che colpisce la categoria degli insegnanti, con un record di supplenze e contratti a termine che mette in luce una problematica irrisolta da anni. “Per migliorare lo stato attuale della scuola bisogna intervenire urgentemente”, afferma Pacifico. “La nostra denuncia è chiara: è necessario un doppio canale di reclutamento per l’assunzione dei precari. Se è vero che per gli insegnanti di sostegno questo è stato possibile, per i docenti curriculari la situazione resta critica”.

proposte per un cambiamento

Il presidente dell’Anief non si limita a evidenziare il problema del precariato, ma propone anche soluzioni concrete:

  1. Istituzione di una specifica indennità di abuso per i contratti a termine, da ottenere per contratto e non solo attraverso ricorsi legali.
  2. Introduzione di un’indennità per le sedi disagiate, per compensare le difficoltà che molti docenti si trovano ad affrontare lavorando in contesti lontani o poco favorevoli.

l’età del personale docente

Un altro aspetto critico evidenziato da Pacifico è l’età del personale docente. Con oltre 235.000 insegnanti di età superiore ai 60 anni, l’Italia si trova a fronteggiare una situazione paradossale. “Abbiamo la scuola più vecchia del mondo”, incalza Pacifico, “con più del 50% del personale over 50. È inaccettabile che in altre categorie, come le forze armate e di polizia, si possa andare in pensione a 59 anni, mentre nella scuola questo non accade”.

Una delle iniziative più recenti dell’Anief è la raccolta di firme per una petizione che chiede il riconoscimento del burnout, un fenomeno sempre più diffuso tra coloro che lavorano nel settore scolastico. La richiesta di riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria, il pensionamento a sessant’anni e la valorizzazione degli stipendi sono altri punti chiave della petizione, che ha già raccolto 75.000 firme in un mese.

Pacifico mette in evidenza l’inequità economica esistente tra il personale della scuola e quello degli altri ministeri. “Nel 2001, il personale della scuola guadagnava 1.000 euro in più all’anno rispetto ai dipendenti ministeriali”, ricorda. “Oggi, dopo vent’anni, la situazione è cambiata drasticamente: gli insegnanti e il personale amministrativo della scuola guadagnano in media 7.000 euro in meno all’anno, a causa dei tagli alle risorse destinate all’istruzione nelle leggi di bilancio”. Questa differenza sottolinea non solo una disparità economica, ma anche una mancanza di riconoscimento del valore del lavoro svolto dai docenti.

In conclusione, l’Anief si erge come un’importante voce di protesta e proposta per un cambiamento radicale nel sistema scolastico italiano. La precarietà e l’invecchiamento della forza lavoro sono problemi che non possono più essere ignorati. La scuola, fulcro della formazione delle nuove generazioni, merita investimenti adeguati e una riorganizzazione che possa garantire un futuro migliore sia per gli insegnanti che per gli studenti. In un momento storico in cui l’istruzione è più che mai cruciale per la crescita e lo sviluppo del paese, è fondamentale che le istituzioni si facciano carico delle istanze dei lavoratori della scuola e si impegnino a costruire un sistema educativo che sia all’altezza delle sfide del presente e del futuro. La voce di Pacifico e dell’Anief rappresenta un appello urgente che non può rimanere inascoltato.

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