La Prima della Scala di Milano è un evento che non solo celebra l’arte dell’opera, ma rappresenta anche un momento di grande importanza per la cultura italiana e internazionale. Ieri sera, la serata ha registrato un successo straordinario, con un incasso di oltre due milioni e mezzo di euro (esattamente 2.561.323 euro) e più di un milione e seicentomila spettatori sintonizzati in televisione. L’accoglienza del pubblico è stata calorosa, con oltre dodici minuti di applausi che hanno accompagnato l’interpretazione di un’opera che, come sottolineato dal sovrintendente Dominique Meyer, era assente da tempo dalla scena.
l’importanza della qualità artistica
Meyer ha elogiato la qualità artistica di coro e orchestra, evidenziando anche l’abilità dei tecnici nel gestire i cambi di scena. Tuttavia, non sono mancate contestazioni riguardo alla presenza del soprano russo Anna Netrebko, criticata per il suo presunto legame con il governo di Vladimir Putin. Meyer ha espresso il suo disappunto, affermando che la Prima della Scala dovrebbe essere un evento culturale piuttosto che un palcoscenico per manifestazioni politiche.
la scala come simbolo di eccellenza
La Scala è un simbolo di eccellenza e tradizione, un punto di riferimento per il mondo dell’opera e della musica classica. Meyer ha ribadito l’importanza di questo evento per Milano e per l’Italia, sottolineando che “la cosa più importante è l’apertura della Scala”. Questo momento rappresenta la continuità e il rinnovamento dell’istituzione culturale, proiettandosi oltre i confini nazionali.
Con il termine del mandato di Meyer previsto per il 28 febbraio, il nuovo sovrintendente Fortunato Ortombina si troverà di fronte a sfide significative. Dovrà affrontare decisioni cruciali come la scelta della guida del corpo di ballo e il nuovo direttore musicale, dopo Riccardo Chailly, il cui contratto scade nel 2026. Tra i candidati si parla di Daniele Gatti, ma la decisione finale spetterà a Ortombina, il quale avrà il compito di garantire la continuità artistica e gestionale della Scala.
l’eredità di meyer
Meyer ha lasciato un’eredità importante, contribuendo alla rinascita della Scala e all’affermazione di nuove generazioni di artisti. Ha paragonato la situazione attuale con quella degli anni ’60 a Parigi, evidenziando come l’opera possa rinascere grazie a un rinnovato interesse. Oggi, la Scala presenta una sala piena di giovani, segno di un entusiasmo rinnovato verso la cultura operistica.
Tuttavia, Meyer ha anche espresso preoccupazioni riguardo alla gestione del teatro in relazione alle politiche governative e alle complicate regole burocratiche. Ha sottolineato che la Scala è considerata una pubblica amministrazione, lamentando la necessità di seguire procedure rigide per attività che dovrebbero essere gestite con maggiore flessibilità. Ha messo in luce il contrasto tra il sostegno ricevuto dalla Scala e quello garantito ad altre istituzioni culturali europee, notando che “il sostegno dello Stato qui è la metà di quanto è a Vienna, un terzo di Parigi”.
In conclusione, Meyer ha espresso un mix di emozioni, riconoscendo le difficoltà affrontate e le frustrazioni legate ai dibattiti sul suo rinnovo. Nonostante ciò, è determinato a dedicarsi al meglio agli ultimi impegni, con tre opere e due balletti ancora in programma. La Scala continua a rappresentare un faro di cultura e arte, capace di attrarre un pubblico sempre più vasto, mentre si prepara ad affrontare nuove sfide e opportunità nel suo futuro.