La narrativa americana è costellata di giovani eroi, da Tom Sawyer e Huckleberry Finn di Mark Twain fino ad Augie March di Saul Bellow e Walter-Mr. Vertigo di Paul Auster. Queste storie di crescita e avventura vengono spesso interpretate come metafore del viaggio dell’America verso la libertà e l’indipendenza. In un contesto di crescente consapevolezza sociale e storica, Percival Everett riscrive una delle narrazioni più iconiche, offrendo una prospettiva nuova e provocatoria sul romanzo di Twain. Il suo libro “James”, recentemente premiato con il National Book Award 2024 per la fiction, si presenta come una rielaborazione di “Huckleberry Finn”, vista attraverso gli occhi di Jim, lo schiavo fuggiasco che accompagnava Huck nel suo viaggio.
Everett non si limita a rielaborare la storia, ma la arricchisce di profondità e verità storica spesso trascurate. La figura di Jim, che nell’opera originale di Twain era rappresentato attraverso un linguaggio storpiato, viene qui riabilitata e dotata di una voce potente e consapevole. Jim non è più solo un personaggio subalterno; è un uomo che, pur dovendo nascondere la propria intelligenza e cultura per sopravvivere, ha appreso a leggere e scrivere. Conosce persino Voltaire, ma vive nel terrore del filosofo John Locke, noto per le sue teorie sulla schiavitù. Questa trasformazione del personaggio di Jim è emblematico della nuova direzione che Everett intraprende: la lingua diventa un’arma di emancipazione e un simbolo di dignità umana.
Nel romanzo di Everett, Jim rivela il suo vero nome, James, sottolineando la sua ricerca di identità e liberazione. Il finale del libro si discosta drasticamente da quello di Twain, offrendo un colpo di scena di ribellione e consapevolezza. Questo cambio di prospettiva porta il lettore a una riflessione profonda sulla condizione degli schiavi e sulla brutalità del sistema che li opprime. Huck, nel suo viaggio lungo il Mississippi, scappa dalla violenza del padre, mentre Jim fugge dalla minaccia di essere separato dalla sua famiglia. Le loro avventure non sono solo un viaggio fisico, ma un percorso verso una maggiore comprensione della realtà sociale e politica del loro tempo.
Everett riesce a catturare l’assenza di ironia e leggerezza che caratterizzava l’opera di Twain, sostituendole con una narrazione più cruda e realistica. La rappresentazione della violenza e dell’indifferenza nei confronti degli schiavi è palpabile, costringendo il lettore ad affrontare la durezza della vita di Jim e Huck. Le esperienze di Jim, che includono l’incontro con un altro schiavo condannato a morte per aver tentato di procurargli un pezzo di matita, offrono un quadro agghiacciante della brutalità della schiavitù. La fuga lungo il fiume diventa quindi un racconto noir, dove la speranza e la disperazione si intrecciano in un dramma umano profondo.
Le avventure di Jim e Huck lungo il Mississippi non mancano di momenti di tensione e conflitto. Incontrano bianchi che tentano di approfittarsi della loro situazione, così come figure che rappresentano il lato oscuro della società. I Black Minstrels, un coro di bianchi che imitano gli afroamericani per divertimento, sono un esempio di come la cultura popolare dell’epoca deridesse e sfruttasse la figura del nero. Everett non esita a mettere in evidenza questo aspetto, dando voce a Jim che, con la sua straordinaria vocalità, si trova coinvolto in questo mondo, ma sottolineando sempre la sua dignità e il suo desiderio di libertà.
La narrazione di Everett si arricchisce di dettagli e colpi di scena, rendendo la storia non solo avvincente ma anche profondamente significativa. La lotta di Jim per la libertà si intreccia con quella di Huck, creando un legame di solidarietà che trascende le differenze sociali e razziali. La loro amicizia diventa un simbolo di speranza in un mondo altrimenti oppressivo.
In questo nuovo “Huckleberry Finn”, Everett non cerca solo di riscrivere la storia, ma di rimettere in discussione le narrazioni predominanti, offrendo una nuova voce a coloro che sono stati storicamente silenziati. La sua opera si propone di riflettere le ingiustizie del passato e di invitare il lettore a considerare le conseguenze di un’eredità culturale che, ancora oggi, continua a influenzare la società americana. In questo modo, il romanzo di Everett non è solo una rivisitazione di un classico, ma un’opera che invita a una profonda riflessione sulla storia, sull’identità e sulla lotta per la libertà.
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