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La rinascita della santissima trinità: un capolavoro restaurato ad arcevia

Arcevia, un gioiello delle Marche, ha recentemente riacquistato nuova vita grazie al restauro della pala d’altare seicentesca “Santissima Trinità, Santo e le anime purganti”. Alta sei metri, quest’opera d’arte non solo rappresenta un capolavoro estetico, ma è anche un simbolo di fede e di storia per una comunità che ha dimostrato di saperne custodire il valore. Dopo tre mesi di meticoloso lavoro, la pala è tornata al suo antico splendore, segnando un momento di grande rilevanza per l’arte sacra e il patrimonio culturale locale.

il restauro e i suoi sostenitori

Il restauro è stato possibile grazie a una rete di sostenitori, tra cui:

  1. Banca Mediolanum
  2. Associazione “Non ti scordar di me”
  3. F.lli Giacometti
  4. Mariotti Costruzioni
  5. Pitagora 968 di Jesi

Durante la cerimonia di presentazione, il curatore Gilberto Polverari ha espresso la sua gratitudine ai benefattori, sottolineando l’importanza del lavoro di squadra nel preservare un’opera di inestimabile valore. L’evento ha visto la partecipazione del parroco Don Mario Camborata e del sindaco Marisa Abbondanzieri, con la presenza di rappresentanze amministrative e militari, evidenziando la portata simbolica dell’occasione.

la presentazione del restauro

Uno dei momenti più significativi della serata è stata la presentazione della restauratrice Antonella Celli, autorizzata dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche. Celli ha condiviso con il pubblico le fasi del restauro attraverso immagini proiettate su grande schermo. Grazie a questo intervento, la pala ha recuperato la vividezza dei suoi colori e la nitidezza dei dettagli, liberandosi di secoli di sporco e materiali protettivi alterati. Questo restauro non è stato solo un atto di recupero fisico, ma un modo per ridare vita a una storia e a una tradizione radicate nella cultura marchigiana.

un richiamo alla comunità

La serata è stata arricchita da un excursus storico condotto da Don Sergio Zandri, ex parroco di Arcevia, che ha guidato i presenti attraverso i capolavori custoditi nella Collegiata. Ha parlato della celebre Pala del Signorelli, della Pietà di Giuseppe Gigli e della Madonna con Bambino sul Trono, un’opera donata dal maestro Bruno D’Arcevia. Il suo intervento si è concluso con un accorato appello al sindaco affinché la comunità possa riavere l’opera “Madonna in trono con il Bambino e i santi Giacomo Maggiore, Simone, Francesco, Bonaventura”, attualmente conservata nei sotterranei della Pinacoteca di Brera. Questo desiderio di restituzione rappresenta non solo un atto di giustizia, ma anche un modo per rafforzare il legame tra la comunità e il suo patrimonio culturale.

L’apice della serata è stato raggiunto con la rivelazione della tela restaurata, un momento denso di emozione, accompagnato dalle note dell’Hallelujah di Leonard Cohen, magistralmente interpretata dalla suonatrice d’arpa Melissa Buccella, in arte Meglio Naturale. La fusione delle luci soffuse, del canto evocativo e della visione della pala riportata al suo originario splendore ha creato un’atmosfera di profonda commozione, suggellando un evento che rimarrà impresso nella memoria della comunità.

La “Santissima Trinità” non è solo un’opera d’arte; è un testimone della fede e della devozione di generazioni passate, un simbolo di speranza e bellezza che continua a parlare al cuore delle persone. La sua restaurazione rappresenta un passo importante verso la valorizzazione della cultura locale e un invito a riflettere sull’importanza di preservare e tramandare il nostro patrimonio artistico.

La comunità di Arcevia, unita in questo momento di celebrazione, ha dimostrato che l’arte sacra può ancora ispirare e arricchire spiritualmente le generazioni future. Questo evento non è solo un trionfo del restauro, ma un richiamo a tutti noi affinché continuiamo a proteggere e valorizzare ciò che è stato creato con amore e passione. In un’epoca di cambiamenti rapidi e incertezze, la “Santissima Trinità” ci ricorda le nostre radici e l’importanza di guardare al passato con gratitudine, mentre ci prepariamo ad affrontare il futuro.

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