La figura di Jack lo Squartatore continua a esercitare un fascino inquietante su generazioni di storici, criminologi e appassionati del mistero. Questo inquietante serial killer, che ha terrorizzato il quartiere di Whitechapel a Londra tra il 1888 e il 1891, è divenuto un simbolo della brutalità e dell’oscurità della società vittoriana. Nonostante siano passati oltre 130 anni dai crimini, il desiderio di scoprire l’identità di questo misterioso assassino non accenna a diminuire. Recentemente, una discendente di una delle sue vittime ha riacceso il dibattito, chiedendo nuove indagini, sostenendo che le vittime “non hanno mai avuto giustizia”.
Karen Miller, la pronipote di Catherine Eddowes, una delle vittime di Jack lo Squartatore, ha lanciato un appello per riaprire le indagini utilizzando le moderne tecnologie di analisi del DNA. Miller sostiene che uno scialle, trovato nel 2014 e legato a Eddowes, potrebbe contenere tracce di DNA dell’assassino, potenzialmente ricollegabili a Aaron Kosminski, un barbiere polacco già considerato un sospettato all’epoca. Kosminski è stato uno dei tanti nomi che hanno circolato tra le indagini dell’epoca, ma fu rilasciato per mancanza di prove concrete.
L’idea di riaprire il caso con le tecnologie odierne non è nuova, ma ogni volta che viene proposta, suscita dibattiti accesi. Da un lato, ci sono coloro che sostengono che le nuove tecnologie, in particolare l’analisi del DNA, potrebbero finalmente risolvere un caso che ha affascinato e terrorizzato il pubblico per oltre un secolo. Dall’altro, ci sono i sostenitori del fatto che la storia è così intrisa di leggende e speculazioni che qualsiasi nuova indagine potrebbe non portare a nulla di concreto.
L’eco di queste indagini si fa sentire anche nel presente, con nuove teorie che emergono regolarmente. Nel 2023, un’altra discendente di uno dei poliziotti di Scotland Yard coinvolti nelle indagini ha suggerito un altro sospettato: Hyam Hyams, un fabbricante di sigari di origine ebraica, che, come Kosminski, era un immigrato. Hyams era conosciuto per i suoi problemi di epilessia e alcolismo, creando così un profilo di sospetto che ha riacceso le speranze di chi cerca risposte.
L’argomento delle nuove indagini ha sollevato anche questioni più ampie sulla giustizia e sulla memoria delle vittime. Karen Miller, con il suo appello, non solo chiede di riaprire il caso, ma sottolinea anche l’importanza di dare un nome all’assassino e, in un certo senso, riparare l’ingiustizia subita dalle vittime. “Le vittime non hanno mai avuto giustizia”, ha dichiarato, evidenziando come i loro nomi siano stati dimenticati nel tempo, ridotti a semplici statistiche in un caso di omicidi seriali.
La figura di Jack lo Squartatore è diventata parte dell’immaginario collettivo, ma ciò non significa che il mistero sia stato risolto. Al contrario, ogni nuova teoria e ogni nuova indagine sembrano aggiungere ulteriori strati a una narrazione già complessa. Le speculazioni si moltiplicano, con nomi illustri e storie avvincenti che si intrecciano, rendendo la verità sempre più sfuggente.
In questo contesto, il richiamo di Miller per nuove indagini potrebbe rappresentare non solo l’opportunità di chiarire un caso rimasto irrisolto per decenni, ma anche un modo per restituire dignità alle vittime, riportando alla luce le storie di donne che, al di là delle statistiche, furono persone reali, con famiglie e sogni spezzati.
L’eterna caccia a Jack lo Squartatore continua, alimentata dalla speranza e dalla determinazione di chi non ha intenzione di lasciare che la storia si perda nel dimenticatoio. Mentre il mistero rimane, la ricerca di giustizia per le vittime e la verità sull’assassino si fa sempre più urgente.
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