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La passione di saverio barbaro per venezia: un orientalista tra storia e bellezza

Saverio Barbaro è un nome che risuona con particolare intensità nel panorama artistico veneziano del Novecento. Nato nel 1924, Barbaro ha dedicato la sua vita all’arte, esplorando diverse culture e stili, ma mantenendo un legame indissolubile con la sua città natale. La mostra “1924-2024: cento anni di Saverio Barbaro”, attualmente in corso al Palazzetto Tito e curata da Marco Dolfin, celebra il centenario della nascita di questo straordinario artista, presentando un’ampia selezione di opere che coprono quasi sei decenni di attività creativa.

le prime opere e l’influenza di Venezia

L’esposizione si apre con una serie di opere giovanili, tra cui una piccola natura morta del 1943, un dipinto che rispecchia la freschezza e la sensibilità di un artista appena diciannovenne. La veduta di Torcello del 1946 e la Chiesa della Salute del 1947 mostrano già i primi segni di una particolare attenzione per le atmosfere lagunari, tipiche della tradizione veneziana. Ma è nel 1948 che Barbaro fa il suo debutto ufficiale con “Primavera asolana”, un’opera che rivela l’influenza di Gino Rossi, un altro importantissimo artista veneziano.

un percorso artistico variegato

La mostra antologica, che si protrarrà fino al 6 gennaio 2024, presenta 40 opere significative che tracciano un percorso artistico variegato. A partire dai primi lavori dedicati alle bellezze naturali e architettoniche di Venezia, Barbaro esplorerà nuovi orizzonti. Già negli anni Cinquanta, i suoi viaggi in Europa, in particolare a Parigi e nel nord della Francia, arricchiscono il suo bagaglio stilistico. Le influenze post-impressioniste si fanno sentire, ampliando il suo linguaggio visivo e portando a una ricerca sempre più intensa di nuove forme espressive.

una voce di protesta e riflessione

Negli anni Sessanta, Barbaro vive un periodo di profonda riflessione, caratterizzata da un “realismo esistenziale” che si manifesta in opere dai colori cupi e dalla forte carica sociale. In questo contesto, il pittore denuncia la violenza, in particolare quella contro le donne, come si evince dal dipinto “Violenza” del 1966. La sua arte diventa così un veicolo di protesta contro gli orrori della guerra e del nazismo, portando alla luce le ingiustizie che permeano la società.

Con l’avvento degli anni Settanta, la sua produzione artistica subisce una virata significativa. I viaggi in Africa, che iniziano a influenzare il suo lavoro, danno vita a una nuova fase caratterizzata da una luminosità e un uso audace dei colori. I ritratti di donne e i paesaggi berberi, che emergono da queste esperienze, testimoniano l’incontro tra culture diverse e il dialogo tra mondi lontani.

l’eredità di saverio barbaro

Barbaro, descritto come “l’orientalista”, non ha mai dimenticato le sue radici veneziane. La sua opera è un inno alla bellezza della sua città, ma anche un riflesso della complessità del mondo che lo circonda. La sua capacità di coniugare la tradizione artistica veneziana con le influenze internazionali ha reso il suo lavoro unico e inconfondibile. Le sue opere non sono solo rappresentazioni visive; sono racconti di vita, esperienze e culture che si intrecciano.

L’arte di Saverio Barbaro è quindi un viaggio che parte dalle acque tranquille della laguna veneziana per approdare in terre lontane, ricche di storia e di umanità. Ogni opera è un pezzo di un puzzle più grande, che invita lo spettatore a riflettere sulla bellezza e sulla complessità del mondo. La mostra al Palazzetto Tito non è solo un’occasione per apprezzare la sua arte, ma anche un invito a scoprire le storie e i significati che si celano dietro ciascuno dei suoi dipinti.

La celebrazione del centenario di Saverio Barbaro è anche un momento di riflessione sulla sua eredità. La sua capacità di navigare tra culture e stili diversi, mantenendo sempre un legame profondo con la sua Venezia, continua a ispirare artisti e amanti dell’arte di oggi. La sua opera è un esempio di come l’arte possa fungere da ponte tra diverse esperienze umane, creando connessioni e dialoghi che superano i confini geografici e culturali.

La mostra non solo rende omaggio a un grande artista, ma ci ricorda anche l’importanza della creatività e della ricerca artistica in un mondo sempre più globalizzato. La vita e l’opera di Saverio Barbaro sono un patrimonio da preservare e celebrare, un tesoro di Venezia che continua a brillare nel panorama artistico contemporaneo.

Stefania Palenca

Da sempre nutro una forte curiosità per le vicende passate e le tracce che hanno lasciato nel nostro presente. Ho scoperto presto che nulla racconta una storia meglio dei muri di un'antica cattedrale o delle pennellate su una tela impolverata. Mi sono laureata in Storia presso l'Università di Catania, un percorso accademico che mi ha permesso di immergermi nei racconti e nei segreti di questa meravigliosa isola. Durante gli studi, ho perfezionato le mie competenze con un master in Conservazione dei Beni Culturali, comprendendo ancor di più l'importanza di preservare queste ricchezze per le generazioni future. Attraverso i miei articoli, esploro non solo i grandi siti turistici, ma anche i piccoli gioielli meno conosciuti che celano storie straordinarie e avvincenti. Porto i lettori in un viaggio attraverso l'arte e l'architettura, dall'epoca greca a quella normanna, passando per i fasti del Barocco siciliano. Quando non sono impegnata nella ricerca o nella scrittura, mi piace camminare per le vie dei centri storici, partecipare a conferenze e visitare musei e gallerie d'arte. Credo fermamente che ogni pietra, ogni dipinto e ogni edificio abbia una storia da raccontare, ed è mio compito dare voce a queste storie. Vi invito a seguirmi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, scoprendo insieme le meraviglie artistiche e architettoniche che hanno modellato la nostra identità culturale

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