Buffy Cram, scrittrice canadese, ha finalmente pubblicato il suo primo romanzo, “C’ero una volta”, un’opera che promette di essere un viaggio emozionante attraverso le complessità delle relazioni familiari, il coraggio di affrontare il passato e la ricerca di identità in un contesto di controcultura. Il libro, in uscita il 17 gennaio per Nn Editore, è già atteso con grande curiosità dopo il successo della sua raccolta di racconti, “Radio Belly”, pubblicata nel 2012. Con “C’ero una volta”, Cram si cimenta in un formato più lungo, offrendo ai lettori una narrazione ricca e stratificata.
La trama si sviluppa attorno a Elizabeth, una giovane di diciannove anni che, dopo aver trascorso un decennio in un centro di detenzione giovanile, viene accolta in una casa-famiglia a Vancouver. Qui, Bertha, la responsabile della struttura, diventa una figura chiave nel processo di guarigione di Elizabeth, incoraggiandola a scrivere la sua storia. La narrazione si snoda attraverso i ricordi di Elizabeth, portando il lettore nel 1969, un’epoca di ribellione e cambiamento sociale, dove la madre di Elizabeth, Margaret, cercava di sfuggire al dolore per la morte del suo gemello.
Il romanzo è un affascinante mix di elementi autobiografici e di fantasia. La figura di Margaret è complessa: non solo una madre afflitta dal senso di colpa, ma anche una donna con sogni di grandezza, desiderosa di diventare una cantante famosa. Il suo amore per la musica e il desiderio di libertà la conducono verso un viaggio avventuroso e rischioso, che coinvolge la giovane Elizabeth. Questa, per riavere la madre, si lancia in un’azione audace, rubando le chiavi di uno scuolabus, dando inizio a un’avventura che le porterà verso Woodstock, simbolo di un’epoca in cui tutto sembrava possibile.
Durante il viaggio, il romanzo esplora temi come:
Questi elementi caratterizzano profondamente il contesto storico e sociale dell’epoca. Elizabeth si reinventa come l’indovina MeMe, una figura che legge il futuro in cambio di pochi spiccioli, mentre sua madre si lascia sedurre da una comunità hippie che cerca di risvegliare le coscienze attraverso l’uso dell’LSD. Questi elementi non solo arricchiscono la narrazione, ma fungono anche da metafore per la ricerca di identità e la lotta contro le aspettative sociali.
L’opera di Cram si distingue anche per la profondità psicologica dei personaggi. Elizabeth, in particolare, rappresenta una giovane donna in cerca di un equilibrio tra il suo passato travagliato e il suo futuro incerto. La sua relazione con Bertha, che funge da figura materna sostitutiva, è imperniata su un delicato equilibrio di fiducia e vulnerabilità. Elizabeth deve confrontarsi con la sua storia, con il dolore per la perdita del gemello e con le fragilità della madre, tutto mentre cerca di costruirsi una nuova vita.
Un aspetto notevole del romanzo è la sua capacità di trattare temi complessi con una sensibilità e una leggerezza che coinvolgono il lettore. La prosa di Cram è vivace e immersiva, rendendo le esperienze dei personaggi tangibili e reali. La scrittrice riesce a trasmettere il tumulto interiore di Elizabeth, le sue ansie e speranze, invitando i lettori a riflettere sulle proprie esperienze di crescita e cambiamento.
In definitiva, “C’ero una volta” si propone come un’opera che non solo intrattiene, ma offre anche spunti di riflessione su temi universali come l’amore, la perdita, e il potere della narrazione come strumento di guarigione. Attraverso la storia di Elizabeth e Margaret, Buffy Cram crea un affresco vibrante di un’epoca e di una generazione, invitando i lettori a esplorare la forza dei legami familiari e il coraggio necessario per affrontare il passato. Con la sua scrittura incisiva e la sua visione artistica, Cram si presenta come una voce importante nella letteratura contemporanea, capace di toccare le corde più profonde dell’animo umano.
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