Torino, una città che ha sempre brillato per la sua cultura e vita sociale, si trova oggi al centro di riflessioni nostalgiche e preoccupate. Le parole di Mariella Cerutti, poetessa e scrittrice, colpiscono per la loro profondità e sincerità: “Amo molto Torino, è una città che ho sempre amato e stimato. Vivo male questo periodo e soffro perché tutto sembra disfarsi. È finita una certa Torino, il periodo degli splendori che anch’io ho vissuto”. Queste affermazioni non solo esprimono il senso di perdita di un’epoca dorata, ma evidenziano anche il desiderio di una rinascita per la città.
Cerutti, nella sua lussuosa dimora all’ultimo piano del grattacielo di via Pietro Micca, ha accolto nel suo salotto banchieri, scrittori e intellettuali, creando una rete di relazioni che ha segnato la vita culturale torinese. Tra gli ospiti illustri, nomi come Marella Agnelli e la principessa Margaret, sorella della Regina Elisabetta, rappresentano solo alcuni dei volti che hanno animato la sua vita sociale. Oggi, però, questo ambiente vibrante sembra allontanarsi sempre di più dalla realtà attuale.
In questo periodo di crisi, Cerutti si interroga sulle possibilità di un futuro migliore per Torino: “Non so se ci saranno soluzioni, se ci sarà un nuovo periodo di creatività. Ho la speranza che Torino rinasca per altre cose, che trovi una nuova vocazione”. Queste parole riassumono una visione di resilienza e speranza, invitando a guardare oltre le difficoltà presenti.
Recentemente, la poetessa ha presentato il suo nuovo libro, ‘Poesie 2003-2024’, un’auto-antologia che riflette non solo il suo percorso artistico, ma anche il suo legame profondo con la città e le persone che l’hanno abitata. Antonio Riccardi, ex direttore letterario di Mondadori, descrive l’opera come un insieme di scritti disposti tematicamente, piuttosto che cronologicamente. Questo approccio rende il libro un viaggio attraverso le emozioni e le esperienze di Cerutti, intrecciando passato e presente.
Nei suoi versi, Cerutti evoca figure care, amici e amori che hanno segnato la sua vita e che ora sono assenti. La poesia ‘Amore mio’, dedicata al suo defunto marito Antonio Maria Marocco, è particolarmente toccante. “Era un uomo straordinario, meraviglioso. Non ha mai espresso giudizi sulla mia poesia. Ascoltava e mi diceva ‘Vai avanti’. Forse pensava che dovevo andare avanti anche senza di lui”, racconta commossa. La sua voce diventa portavoce di un amore eterno, capace di superare anche la morte.
Il libro non è solo un tributo alle persone care, ma anche un riflesso di un senso di inquietudine e attesa. Cerutti esplora temi complessi, come la morte, che in alcune poesie è immaginata come una bambina, simbolo di innocenza e vulnerabilità. La poetessa trova conforto e ispirazione in Cetona, una cittadina toscana, meta di molti suoi ritiri creativi. “A Cetona c’è la solitudine che mi ha permesso di scrivere. È lì che tornerò per scrivere ancora”, confida, sottolineando l’importanza di luoghi che nutrono l’anima e la creatività.
Cerutti ha anche istituito il premio letterario biennale “Cetona Verde Poesia”, un’iniziativa che celebra la poesia e il legame con la natura. Questo premio rappresenta un modo per promuovere nuovi talenti e mantenere viva la tradizione poetica, contribuendo così alla rinascita culturale che Cerutti auspica per Torino e oltre.
Torino, con la sua storia ricca di splendori e contrasti, è pronta a intraprendere un nuovo capitolo. Le parole di Mariella Cerutti non solo riconoscono il dolore per la perdita di un’epoca, ma anche la speranza di una resurrezione culturale. La poetessa ci invita a coltivare la speranza, a guardare oltre le difficoltà e a lavorare insieme per costruire un futuro luminoso e creativo. Con il suo nuovo libro, Cerutti ci offre una chiave di lettura per affrontare il presente, ricordandoci che, nonostante le sfide, l’arte e la poesia possono ancora svolgere un ruolo cruciale nella nostra vita, contribuendo a dare nuova vita e significato alle nostre esperienze.
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