Il 18 febbraio 2025 sarà una data cruciale per la letteratura italiana e per la sensibilizzazione contro la violenza domestica. In questo giorno, verrà pubblicato il libro di Caroline Darian, intitolato “E ho smesso di chiamarti papà”. Questo testo, edito da Utet, rappresenta una testimonianza profonda e toccante delle atrocità subite dalla madre di Caroline, Gisele Pelicot, a causa del padre, Dominique Pelicot. La narrazione non solo mette in luce una storia personale, ma si configura come un grido di denuncia contro la violenza domestica.
la violenza domestica e la sottomissione chimica
Gisele Pelicot, ora settantaduenne, ha vissuto un incubo durato oltre un decennio, caratterizzato da abusi e violenze. La sua esperienza culmina in una forma di violenza che viene definita manipolazione e sottomissione chimica. Questo tipo di violenza implica l’uso di sostanze per privare una persona della propria libertà. Dominique ha somministrato a Gisele cocktail di farmaci e sonniferi, registrando gli abusi in video e fotografie, trasformando la loro casa in un vero e proprio teatro dell’orrore. La verità su questi crimini è emersa inaspettatamente grazie a un intervento della polizia, che ha rivelato una serie di segreti inconfessabili.
il viaggio di caroline
La narrazione di Caroline inizia in un giorno apparentemente normale di novembre 2020, nel pieno della pandemia. Attraverso il suo diario, l’autrice ci guida in un viaggio devastante, ricostruendo eventi che hanno segnato la sua vita e quella della sua famiglia. Tra le pagine, emergono interrogativi inquietanti:
- Come abbiamo fatto a non capire, in tutti questi anni?
- Qual è il confine tra vittima e carnefice?
Caroline, una senior manager della comunicazione, affronta il trauma della sua infanzia e adolescenza, un trauma che si espande come un’onda d’urto colpendo tutti i membri della famiglia. La scoperta di fotografie compromettenti di lei da bambina solleva il dubbio atroce se anche lei sia stata vittima di abusi. Ogni pagina del libro è intrisa di angoscia e confusione, ma anche di crescente determinazione.
un atto di rivalsa e speranza
Tuttavia, la narrazione non è solo una cronaca di sofferenza. Con il passare del tempo, emergono segni di speranza e resilienza. Madre e figlia trovano la forza di ricostruire il loro legame, rendendosi conto che non devono vergognarsi della loro storia. È la vergogna di uomini come Dominique a dover essere messa in luce. Il libro diventa un atto di rivalsa e una chiamata all’azione.
Caroline e Gisele hanno deciso di rendere pubblici i dettagli del loro caso attraverso un processo a porte aperte che inizierà a settembre 2024 ad Avignone. Questo evento non solo permetterà di rendere noti i crimini subiti, ma servirà anche come piattaforma per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle violenze domestiche, un tema spesso trascurato ma di grande rilevanza sociale.
In parallelo, Caroline ha fondato l’associazione M’endors Pas (Fermiamo la sottomissione chimica), un’iniziativa volta a fornire supporto alle vittime di violenza domestica. Attraverso questa associazione, Caroline spera di creare uno spazio sicuro per le vittime, dove possano trovare ascolto e sostegno, contribuendo a rompere il silenzio che circonda queste violenze.
L’uscita di “E ho smesso di chiamarti papà” non è solo un’occasione di riflessione sull’abuso e la violenza, ma un invito a tutti noi a diventare parte attiva nella lotta contro questo fenomeno. La storia di Caroline e Gisele è un monito che ci ricorda l’importanza di ascoltare, credere e sostenere le vittime, affinché simili atrocità non possano mai più ripetersi.