Scatoloni e buste di plastica si accumulano nei corridoi del palazzo di Viale Mazzini, dove i dipendenti della Rai si preparano a un trasloco che segna la fine di un’era. All’ottavo piano, un ultimo pranzo nella mensa, nota per i suoi prezzi contenuti e al centro di inchieste nel corso degli anni, è un momento di nostalgia per chi ha condiviso pranzi e chiacchiere tra colleghi. La storica sede, inaugurata nel 1962, chiuderà i battenti a febbraio per un intervento di ristrutturazione e bonifica dall’amianto che si attendeva da tempo, ma che ha preso slancio dopo la perdita d’acqua del novembre scorso.
Il palazzo, progettato dall’architetto Francesco Berarducci, allievo di Pier Luigi Nervi, rappresentava una pietra miliare dell’architettura moderna a Roma. La sua struttura in acciaio, innovativa per l’epoca, è circondata da vetri riflettenti che, secondo la leggenda, hanno rivelato non solo i dibattiti interni dell’azienda, ma anche le relazioni clandestine di alcuni dirigenti, immortalate da astuti fotografi muniti di teleobiettivi.
Viale Mazzini è stato il fulcro della Rai, un luogo di trattative e contese politiche, dove si sono alternate fortune e cadute. La sua chiusura, anche se temporanea, preoccupa gli esercizi commerciali circostanti, come il bar Vanni, uno dei punti di riferimento per i dipendenti Rai. Con la pandemia da Covid-19 che ha già ridotto drasticamente i fatturati, ora temono un ulteriore collasso economico.
Dopo il trasloco, che coinvolgerà circa 1300 dipendenti, partiranno i lavori di ristrutturazione. L’intervento prevede:
Un aspetto interessante della progettazione del palazzo è la sua flessibilità. Grazie a divisori mobili, gli spazi interni potevano essere adattati alle esigenze dell’azienda, un elemento che ha ispirato anche il film ‘La terrazza’ di Ettore Scola. Questa flessibilità rifletteva la dinamicità e le pressioni politiche che caratterizzavano la Rai, in particolare al mitologico settimo piano, dove si prendevano decisioni cruciali.
La scultura del “Cavallo morente” di Francesco Messina, installata all’ingresso nel 1966, è un altro simbolo della sede di Viale Mazzini. Durante i lavori di ristrutturazione, si prevede che la scultura possa essere temporaneamente spostata, ma non è ancora chiaro quale sarà il suo destino finale. La Rai ha annunciato che la sede centrale di Viale Mazzini, pur chiudendo temporaneamente, rimarrà nella memoria collettiva come simbolo della continuità dell’azienda.
Nel frattempo, i dipendenti saranno in gran parte in smart working, fino a quando le nuove sedi non saranno pronte. La gestione del trasloco è stata affidata a una task force presieduta dal direttore generale Roberto Sergio. Gli amministrativi e i membri del consiglio di amministrazione si trasferiranno a via Alessandro Severo, mentre la parte editoriale sarà collocata a via Teulada, nei locali liberati dai dipendenti di Rai Way.
Questo trasferimento segna un cambiamento significativo per la Rai, che ha sempre avuto Viale Mazzini come centro nevralgico delle sue operazioni. La decisione di ristrutturare e modernizzare la sede è stata presa non solo per motivi di sicurezza, ma anche per rispondere alle esigenze contemporanee del mercato e della tecnologia. La Rai, storicamente ancorata a tradizioni e valori, si trova ora a dover affrontare la sfida del cambiamento in un contesto sempre più digitale.
L’Ad Giampaolo Rossi ha sottolineato che, nonostante questa temporanea chiusura, Viale Mazzini rimarrà la sede centrale della Rai. Questo segna la volontà dell’azienda di proseguire nel proprio percorso di rinnovamento e adattamento. Con un occhio al passato e uno al futuro, la Rai si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, mentre il palazzo di Viale Mazzini, con le sue storie e i suoi protagonisti, resta un simbolo indelebile di un’epoca che sta per chiudersi, ma non sarà mai dimenticata.
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