L’arte dei muretti a secco, conoscenza e tecniche
L’arte dei muretti a secco, conoscenza e tecniche (“Art of dry stone walling, knowledge and techniques”) è stata iscritta nella Lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità nel 2018, nel corso della tredicesima sessione del Comitato per il Patrimonio Mondiale tenuta a Port Louis (Mauritius), la cui candidatura è stata presentata congiuntamente da ben otto Paesi: Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Svizzera.
L’arte dei muretti a secco riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento legante e assicurando la stabilità delle strutture tramite l’attenta selezione e il posizionamento dei sassi.
«Questi manufatti» – spiega l’UNESCO – «diffusi per la maggior parte delle aree rurali e su terreni scoscesi, hanno modellato numerosi paesaggi, influenzando modalità di agricoltura e allevamento, con radici che affondano nelle prime comunità umane della preistoria».
Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi legati all’agricoltura, in particolar modo per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese.
«Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata», chiarisce ancora l’UNESCO. «I muri a secco» - sottolinea infine l’Organizzazione - «svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura».
Tra le regioni italiane promotrici della candidatura vi sono la Puglia e la Sicilia, per tutelare una tradizione che unisce in pratica tutta la Penisola, da nord a sud, ed ha i suoi punti forti nella Costiera amalfitana, nell’isola di Pantelleria, nelle Cinque Terre, nel Salento e nella Valle d’Itria. Si tratta di una tecnica millenaria che ha avuto nel corso della storia, a seconda delle regioni, utilizzi diversi.
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