La mafia continua a rappresentare una piaga profonda nel tessuto sociale ed economico di Palermo, e l’arresto recente di Fabio Santangelo ha riacceso l’attenzione su una figura che sembrava, fino a poco tempo fa, appartenere a una dimensione più “normale” della società. Santangelo, ex Pip (Progetto Integrato di Politiche attive per il Lavoro), è emerso come uno dei più importanti trafficanti di cocaina nella città, un cambiamento che ha sorpreso molti. Le intercettazioni telefoniche del 2020 rivelano inquietanti dettagli sui suoi legami con la criminalità organizzata, in particolare con Giuseppe Calvaruso, il boss di Pagliarelli.
La Procura di Palermo ha avviato un’indagine approfondita sulle attività illecite di Santangelo, che avrebbe attivato un canale diretto con grossisti calabresi per il traffico di sostanze stupefacenti. Utilizzando telefoni criptati, Santangelo si faceva chiamare con nomi altisonanti come “El Chapo” o “New York”, un chiaro tentativo di emulare il noto narcotrafficante messicano Joaquín Guzmán. Questa strategia di branding criminale riflette una volontà di affermarsi in un settore altamente competitivo e pericoloso.
Il soprannome “Montagna”, utilizzato da Calvaruso per riferirsi a Santangelo, rivela ulteriori dettagli sulla sua reputazione nel mondo della droga. Calvaruso, arrestato nel 2021, era noto per i suoi investimenti immobiliari in Sud America, probabilmente utilizzati per ripulire i proventi del traffico di droga. Le sue parole nei confronti di Santangelo, in un’intercettazione del 2020, pongono in luce un legame di reciproca utilità:
Queste dichiarazioni non solo rivelano il timore nel mondo del traffico, ma anche la vulnerabilità degli attori coinvolti.
Il contesto economico in cui operano questi mafiosi è significativo. La crisi di approvvigionamento della droga ha colpito duramente i gruppi mafiosi, creando un clima di tensione e competizione. Santangelo si è fatto notare come un “salvatore” in grado di fornire risorse preziose. Calvaruso, infatti, non nascondeva la sua gratitudine verso di lui, affermando che “è l’unico disponibile ad aiutarmi” in un momento di difficoltà. Queste dichiarazioni evidenziano un sistema di relazioni in cui la mafia si basa su alleanze strategiche e sulla capacità di rispondere alle esigenze del mercato della droga.
È interessante notare che questi rapporti non siano semplicemente basati su scambi materiali, ma anche su un codice d’onore mafioso. La fedeltà e la disponibilità a supportarsi reciprocamente sono valori fondamentali in un ambiente dove il tradimento può portare a conseguenze mortali. Santangelo, con il suo passato da Pip, ha saputo costruire ponti tra il mondo legittimo e quello criminale, sfruttando le sue esperienze lavorative per inserirsi in una rete di traffico di droga sempre più complessa.
Le indagini della Procura di Palermo continuano a svelare un panorama inquietante di collusioni e traffici illeciti. Questo intreccio tra mafia e droga non è solo un problema locale, ma un fenomeno che ha ripercussioni ampie, coinvolgendo il tessuto sociale e la sicurezza pubblica. La lotta contro la mafia e il traffico di droga richiede un impegno collettivo e una vigilanza costante per interrompere questi legami pericolosi e riportare la legalità nelle strade di Palermo.
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