Il panorama del lavoro sta subendo significativi cambiamenti, e con esso anche le modalità di accesso alle indennità di disoccupazione.
A partire dal 10 gennaio 2025, un emendamento approvato nella legge di bilancio introduce modifiche importanti alla Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (Naspi). Questa indennità, attiva dal 2015, supporta i lavoratori in difficoltà e il nuovo intervento si inserisce in un contesto in cui il governo mira a rendere il sistema previdenziale più sostenibile e meno vulnerabile agli abusi.
La Naspi è stata istituita nel 2015, sostituendo le precedenti forme di sostegno come l’Aspi e la MiniAspi. Questa indennità mensile è destinata ai lavoratori in disoccupazione involontaria, fornendo un supporto temporaneo fino al reinserimento nel mercato del lavoro. Fino ad oggi, l’accesso alla Naspi era relativamente semplice, ma con le nuove regole, il governo intende limitare le opportunità di abuso e incoraggiare una maggiore stabilità lavorativa.
Con il nuovo emendamento, l’accesso alla Naspi per chi si dimette volontariamente da un lavoro a tempo indeterminato sarà limitato. Chi si è dimesso negli ultimi dodici mesi potrà richiedere l’indennità solo se licenziato da un nuovo impiego e solo se ha accumulato almeno tredici settimane di contribuzione con quel lavoro. Questa modifica rappresenta una svolta significativa, garantendo che l’indennità non venga utilizzata come un “cuscinetto” per chi cambia lavoro frequentemente senza un reale intento di stabilità.
Requisiti per l’accesso e calcolo dell’importo della Naspi
Per poter accedere alla Naspi, i lavoratori devono soddisfare alcuni requisiti chiave:
- Perdita del lavoro per motivi non imputabili al lavoratore (licenziamento o scadenza di un contratto a termine).
- Possesso di almeno tredici settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti.
- Aver lavorato effettivamente per almeno trenta giorni nei dodici mesi precedenti la disoccupazione.
- I lavoratori che si dimettono volontariamente possono accedere all’indennità solo con giustificazioni valide, come il mancato pagamento della retribuzione.
L’importo della Naspi è legato al reddito percepito nei quattro anni precedenti la domanda. Se il reddito è inferiore a una soglia stabilita dalla legge (1425,21 euro per il 2024), l’indennità sarà pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile.
La domanda di Naspi deve essere presentata esclusivamente attraverso il portale dell’INPS in forma telematica e può essere inoltrata solo dopo la cessazione del rapporto di lavoro. È fondamentale che i lavoratori abbiano un’identità digitale (SPID) per accedere ai servizi online e completare la domanda in modo corretto e tempestivo.
Il governo ha giustificato le nuove norme introducendo l’idea di contrastare i “furbetti” che sfruttano il sistema per ottenere indebitamente l’indennità. Negli ultimi anni, si sono registrati casi in cui i richiedenti, dopo aver perso il lavoro, accettavano posizioni lavorative temporanee o intermittenti solo per poi richiedere la Naspi. Questa pratica ha messo sotto pressione il sistema, facendo sì che il governo intervenisse per garantire che l’indennità fosse erogata a chi realmente ne ha bisogno.
Con queste modifiche, il governo cerca di creare un equilibrio tra la necessità di sostenere i disoccupati e il desiderio di garantire che le risorse vengano utilizzate in modo efficiente e giusto. Sarà fondamentale monitorare gli effetti di queste modifiche e adattarle nel tempo, se necessario, per rispondere alle reali esigenze del mercato del lavoro e dei lavoratori italiani.