La Fondazione Ica di Milano si prepara ad accogliere, a partire dal 15 marzo, la mostra “Lonely Are All Bridges”, un titolo che richiama una celebre poesia di Ingeborg Bachmann. Questa esposizione celebra il lavoro di due artiste di grande rilevanza, Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri, che, pur non avendo mai avuto l’opportunità di incontrarsi, hanno condiviso una visione artistica simile. Entrambe hanno approfondito temi cruciali come la sessualità, l’identità femminile e le convenzioni sociali.
Birgit Jürgenssen: una pioniera dell’arte contemporanea
Nata nel 1949 a Vienna e scomparsa nel 2003, Birgit Jürgenssen è stata una figura di spicco nel panorama dell’arte contemporanea. La sua opera ha sempre cercato di sfidare le norme sociali e culturali, utilizzando un linguaggio visivo ricco di ironia e provocazione. La sua attenzione per l’ornamento e l’accessorio la colloca in una posizione unica, trasformando questi elementi in strumenti di affermazione e conquista del proprio spazio personale.
Cinzia Ruggeri: esploratrice delle aspettative di genere
Dall’altra parte, Cinzia Ruggeri, nata a Milano nel 1942 e scomparsa nel 2019, ha utilizzato l’arte per mettere in discussione il ruolo della donna nella società. Le sue opere, caratterizzate da un approccio sperimentale e talvolta ludico, hanno trasformato oggetti quotidiani in elementi di riflessione critica. Ruggeri è stata una figura chiave nel movimento del design e dell’arte degli anni ’70 e ’80, influenzando profondamente le nuove generazioni di artisti.
Curatori di fama internazionale
La mostra “Lonely Are All Bridges” è curata da due artisti di fama internazionale, Maurizio Cattelan e Marta Papini. Grazie alla loro visione curatoriale, le opere di Jürgenssen e Ruggeri vengono presentate in un dialogo stimolante, che invita il pubblico a esplorare le affinità e le differenze tra le due artiste. Cattelan, noto per la sua capacità di provocare e sfidare il pubblico, e Papini, con un approccio più intimista, offrono un’esperienza espositiva che stimola sia la mente che il cuore.
Un invito alla riflessione
“L’esposizione – spiegano i curatori – riunisce le ricerche di due figure fondamentali dell’arte contemporanea, interpretate per l’occasione dalla visione curatoriale di Maurizio Cattelan e Marta Papini”. Questo approccio non solo valorizza le opere, ma invita anche a una riflessione più profonda su temi ancora attuali e rilevanti.
Un aspetto interessante della mostra è l’uso di elementi decorativi e ornamentali, che non sono semplicemente accessori, ma diventano parte integrante del discorso artistico e sociale delle due artiste. L’ornamento si trasforma in una metafora della conquista dello spazio e dell’identità femminile in un contesto dominato da convenzioni e stereotipi.
La sinergia tra le opere di Jürgenssen e Ruggeri è accentuata dalla loro appartenenza a contesti storici e culturali simili, che, sebbene distanti geograficamente, hanno condiviso esperienze in un periodo di grande cambiamento sociale. La mostra diventa così un’opportunità per riflettere non solo sull’arte, ma anche sul ruolo della donna nella storia e nella società contemporanea.
La realizzazione di questa esposizione è stata possibile grazie alla collaborazione con l’Estate di Birgit Jürgenssen a Vienna e all’archivio di Cinzia Ruggeri a Milano, insieme al supporto di gallerie prestigiose come Galerie Hubert Winter e Galleria Federico Vavassori. Questa rete di collaborazioni sottolinea l’importanza di valorizzare e preservare l’eredità di artiste che hanno segnato profondamente il panorama dell’arte contemporanea.
In conclusione, “Lonely Are All Bridges” non è solo una mostra, ma un invito a esplorare e riflettere su tematiche che, sebbene affrontate in epoche diverse, continuano a risuonare nel presente. È un’opportunità per conoscere e apprezzare il contributo di due artiste che, attraverso il loro lavoro, hanno creato ponti tra le arti e le generazioni, invitando il pubblico a superare le convenzioni e a esplorare nuove forme di espressione e identità.